La valle delle marmotte

Le Dolomiti sono riconosciute dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità poiché, tra le altre cose, “comprendono una serie di paesaggi montani unici al mondo e di eccezionale bellezza naturale” (Dichiarazione di Siviglia, 26 giugno 2009). Sin da bambina amavo trascorrere le vacanze estive nelle Alpi, immersa in un mondo completamente diverso da quello in cui ero solita abitare. Nonostante siano trascorsi diversi anni la passione per la montagna non mi ha mai abbandonata.

Nell’agosto del 2017 ho programmato insieme al mio compagno una breve vacanza in Val di Fassa. Amanti della natura e della tranquillità, scegliamo di pernottare all’Hotel Tita Piaz, immerso nel verde a 2000 metri d’altezza, sulla strada per raggiungere il Passo Pordoi. La struttura si trova a pochi metri dall’impianto di risalita che permette di raggiungere facilmente le vette dolomitiche più elevate. Al nostro arrivo il panorama che ci attendeva era mozzafiato: una vista a 360 gradi sulle Dolomiti trentine.
Decidemmo di pranzare velocemente allo Snack Bar Pian De Frataces a qualche chilometro dall’hotel. Nonostante la giornata ventosa, pranzammo all’esterno a fianco di un piccolo laghetto. Il pasto, seppur semplice, fu di nostro gradimento: un panino con speck e formaggio e un hamburger di carne.

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La prima vera tappa del nostro viaggio fu il lago di Fedaia, situato a ovest dell’omonimo Passo, un bacino artificiale creatosi con la costruzione di una diga nel 1956, sottostante il massiccio della Marmolada. Arrivati sulla diga decidiamo di percorrerla a piedi per scattare qualche fotografia ma il forte vento ci consentì soltanto una breve escursione. Ciò che mi sorprese maggiormente fu la bellezza del ghiacciaio della Marmolada che purtroppo oggigiorno, a causa dell’innalzamento delle temperature, ha subito una drastica riduzione rispetto al passato.

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Nel tardo pomeriggio ci dirigemmo a valle, nel centro di Canazei, per una breve passeggiata prima di cena. Le vie erano affollate di turisti di tutte le nazionalità intenti ad ammirare il bellissimo panorama che li circondava. Decidemmo di sederci ad un bar per pianificare la giornata successiva: un’escursione alla scoperta della cosiddetta “Valle delle marmotte”. Era da un po’ che Andrea me ne parlava ed io, incuriosita dai suoi racconti, fui subito desiderosa di accompagnarlo in questa avventura. Pur essendoci stato molto anni prima ricordava perfettamente l’emozione che provò nel raggiungere questa immensa vallata: un vero e proprio paradiso immerso nel verde.
La sera cenammo nella pizzeria “Te Cevena” nel centro di Canazei, convenzionata con l’hotel in cui alloggiavamo. Il locale era molto affollato ma nonostante tutto il servizio fu rapido. La pizza era discretamente buona anche se ci aspettavamo di più. Nonostante tutto il conto ci parve coerente con la qualità di quello che ci venne servito.
Dopo cena ci dirigemmo immediatamente in hotel per riacquistare le forze utili per affrontare la lunga camminata che ci aspettava il giorno successivo.

La mattina seguente ci alzammo intorno alle 07:00 per avere il tempo necessario per fare colazione, prepararci e partire. A quell’ora i colori dell’alba creavano un’atmosfera magica: il rosa del cielo si scontrava contro il grigio della roccia, provocando contrasti di colore spettacolari.

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Verso le 08:00 scendemmo per fare colazione. Ad attenderci c’era un buffet molto variegato che avrebbe accontentato sia gli amanti del salato che quelli del dolce. Una volta terminata la colazione, zaino in spalla, ci dirigemmo presso la località Fontanazzo dove ebbe inizio il nostro percorso verso la valle delle marmotte.
Giunti in paese imboccammo la Strèda de l’Albolina, parcheggiammo la macchina e iniziammo il nostro percorso a piedi. Attraversato il ponte sul torrente Avisio, ci incamminammo lungo il sentiero n. 645 in direzione Ciampac che prevedeva un dislivello di 959 metri ed era lungo poco più di 7 chilometri (info aggiuntive al sito https://www.fassa.com/IT/Percorsi-trekking-Val-di-Fassa-Mazzin-Val-de-Grepa-Ciampac/). La parte iniziale del percorso è immersa nel bosco, dove il silenzio regna sovrano, e con un po’ di fortuna si ha l’occasione di vedere a pochi passi di distanza animali selvatici come i caprioli. Il sentiero sale ripido fino al dosso prativo di Duin dove è presente una piccola baita.

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Si prosegue verso Ruf de Grepa, fino ad arrivare ad una cancellata. Da qui il percorso diventa pianeggiante e si immerge in una vasta area prativa: la valle delle marmotte.

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Percorremmo il sentiero silenziosamente ma appena entrati nella valle una “sentinella” ci avvistò e ci segnalò con un forte fischio alle altre marmotte. In realtà poco dopo capimmo che il segnale di pericolo non era dovuto alla nostra presenza bensì a quella di una volpe che rapidamente stava scendendo il pendio alla nostra sinistra. Più avanti nel sentiero, affianco ad un piccolo rivolo d’acqua, pascolavano numerose mucche e cavalli, di proprietà di un pastore che ci spiegò che quell’area, nel periodo estivo, veniva ancora utilizzata per praticare l’alpeggio. Ad un certo punto le indicazioni del sentiero si fecero meno chiare e dopo alcuni tentavi riuscimmo a trovare la giusta direzione verso il Ciampac. A mano a mano che si avanzava il percorso si fece più ripido ma ad allietarlo fu la vista, a pochi passi da me, di piccole e graziose marmotte che uscivano dalle tane per scaldarsi al sole estivo: era la prima volta che le vedevo da così vicino perciò non persi tempo per scattare qualche istantanea in ricordo di questi simpatici animaletti. Alle 13 circa, dopo tre ore e mezza di cammino, arrivammo a Pian de Sele: la vista era mozzafiato, un vero paradiso naturale. Decidemmo di sederci in vetta per pranzare e riposarci un po. Non vi sono rifugi aperti lungo il sentiero perciò vi consiglio di partire attrezzati per non rimanere a corto di cibo e soprattutto di acqua. Stanchi per la lunga camminata decidemmo di non continuare fino al Ciampac ma di ritornare indietro: il nostro obiettivo era stato raggiunto. Intorno alle 18 arrivammo a valle, stanchi, ustionati ma contenti della nostra bellissima esperienza.

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La sera cenammo al Ristorante Tipico “El Tobià” a Vigo di Fassa. Il locale era accogliente e al suo interno si respirava un’aria trentina. Stanchi, ma affamati, ordinammo il “Gran tagliere Tobià”, un antipasto con salumi e formaggi tipici: tutte materie prime di ottima qualità. A seguire una tagliatella ai funghi porcini e dei tortelloni di capriolo: le porzioni erano molto abbondanti ma dal gusto non altrettanto soddisfacente. Nonostante tutto passammo un’ottima serata anche se il conto finale risultò essere un po’ troppo salato rispetto a quello che ci venne servito.
Il giorno seguente, di ritorno a casa, decidemmo di fermarci a Trento per visitare il Muse: ma questa è un’altra storia…

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