Estate in Val Pusteria: le tappe da non perdere

Maestose cime dolomitiche, verdi prati e rigogliosi boschi, laghi dalle acque cristalline, chilometri di sentieri da percorrere a piedi o in bicicletta: ecco a voi la Val Pusteria! Siamo in Alto Adige, nella zona compresa tra Bressanone e il confine con l’Austria.
Venite a scoprire con noi alcune delle meraviglie che caratterizzano questa valle e che la rendono famosa in tutto il mondo.

Un importante consiglio prima di partire: visitate questi luoghi a giugno o a settembre. Potrete così godervi al meglio ciò che la montagna ha da raccontarvi. Maestose cime dolomitiche, verdi prati e rigogliosi boschi, laghi dalle acque cristalline, chilometri di sentieri da percorrere a piedi o in bicicletta: ecco a voi la Val Pusteria! Siamo in Alto Adige, nella zona compresa tra Bressanone e il confine con l’Austria.
Venite a scoprire con noi alcune delle meraviglie che caratterizzano questa valle e che la rendono famosa in tutto il mondo.

Un importante consiglio prima di partire: visitate questi luoghi a giugno o a settembre. Potrete così godervi al meglio ciò che la montagna ha da raccontarvi.

Plan de Corones: cultura e arte in alta quota

La prima tappa è all’insegna della storia e dell’arte. Saliamo a Plan de Corones, a 2275 metri, per visitare due musei: il Lumen e il MMM – Messner Mountain Museum. Arrivati all’ingresso della funivia Kronplazt 1+2 (Riscone) acquistiamo 2 biglietti cumulativi – costo 36€ l’uno – comprensivi di: salita e discesa in funivia e ingresso ai musei (i biglietti sono acquistabili soltanto in loco). In alternativa potete scegliere di raggiungere la cima con i numerosi sentieri che partono da fondo valle. Giunti in vetta è impossibile non rimanere affascinati delle vette dolomitiche che circondano i due musei. Quando capita di combinare arte, storia e natura?!
La nostra prima visita è al MMM Corones (esistono altre 5 sedi del MMM) che ci colpisce per la sua stravagante architettura. Geniale l’idea di utilizzare le vetrate per riflettere i ricordi d’infanzia di Reinhold Messner: le Odle e il Pilastro centrale del Santa Croce, così come i ghiacciai che sovrastano la valle Aurina. Il museo racconta attraverso reliquie e citazioni l’affascinante mondo dell’alpinismo. Un luogo di riflessione e silenzio dove immergersi in un mondo complesso ma allo stesso tempo affascinante. Un museo semplice, a volte non troppo esaustivo, ma comunque molto piacevole da visitare.

A pochi passi dal MMM si trova Lumen, il museo dedicato alla fotografia di montagna. Un tuffo nella storia tra fotografie d’archivio e innovazioni digitali capaci di coinvolgere il visitatore a 360°. Il museo è stato costruito nello stesso punto in cui si trovava la prima stazione a monte della funivia del Plan de Corones, in disuso dal 1986. Questo particolare è ricordato dalla splendida sala dell’otturatore: l’enorme foro al centro della stanza si apre e si chiude proprio nel punto in cui una volta entravano e uscivano le cabinovie, mostrando oggi uno spettacolare panorama sulle Alpi.
Rimarrete affascinati dalla sala adrenaline dove sono esposte le foto vincitrici del più grande concorso fotografico internazionale sugli sport d’avventura.
E sicuramente non vorrete più uscire dalla sala degli specchi: giochi di luci e colori vi incanteranno!
Al piano terra del museo troverete anche l’ingresso al ristorante AlpiNN dello chef stellato Nobert Niederkofler.

Dopo la visita ai musei di Plan de Corones, dedicate qualche ora alla città di Brunico: il centro è costellato di piccoli negozietti e bar dove potersi rilassare e gustare un aperitivo.

Le Tre Cime di Lavaredo: dove è finito il silenzio della montagna?

La seconda tappa si trova al confine tra Alto Adige e Veneto: sto parlando delle Tre Cime di Lavaredo. Come già saprete, dal 2009 il Parco Naturale Tre Cime e quello Fanes-Senes-Braies sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità. Sono tra le cime dolomitiche più conosciute e attirano ogni anno migliaia di escursionisti e alpinisti. Vi parlerò più dettagliatamente del nostro trekking nel prossimo articolo. Ora mi preme sottolineare un altro importante aspetto che è bene non sottovalutare prima di partire.
Cosa vi spinge ad affrontare un sentiero in montagna, ad immergervi nella natura? Pace e serenità, distacco dalla quotidianità, silenzio: giusto? Le Tre Cime di Lavaredo sono affascinanti, uniche, mozzafiato: è impossibile non rimanere incantati a guardarle. Un’opera d’arte della natura. Ma, c’è un ma. Hanno perso quel pizzico di magia che solo la montagna sa regalarti. La folla di gente che invade i sentieri, il chiacchiericcio non è più sostenibile in un contesto come quello delle Tre Cime. Stop. Rewind. Riflettiamo sul significato di turismo in questi territori. Visitate le Tre Cime, ne vale davvero la pena, ma fatelo con uno spirito diverso: fatelo nel rispetto della natura.

San Candido – Lienz: oltre il confine in mountain bike

Terza tappa è l’immancabile tour in bicicletta sulla ciclabile della Drava che da San Candido (1175 mt) conduce in Austria sino a Lienz (650 mt). Il percorso è lungo 44 km ed è prevalentemente in discesa. Anche se non presenta particolari difficoltà consiglio di utilizzare una mountain bike per affrontare meglio i tratti su sterrato e in salita. A seconda della vostra andatura e del numero di soste calcolate un tempo di circa 3 ore per arrivare a Lienz. Una volta giunti a destinazione potrete scegliere se ritornare in bicicletta oppure in treno (ne parte uno circa ogni ora).
Se non siete muniti di bicicletta potete noleggiarla in uno dei numerosi negozi che si trovano a Dobbiaco o San Candido. Noi abbiamo scelto Papin che ci ha fornito un servizio eccellete: 2 mountain bike al costo complessivo di 40€ (compresi nel prezzo anche 1/2 litro d’acqua e una mela). Una volta terminato il percorso, potrete scegliere se consegnare la bicicletta al punto Papin a Lienz (dietro la stazione) oppure caricarla in treno e riconsegnarla a San Candido. In entrambi i casi il supplemento sarà intorno ai 6€. Vi consiglio di riconsegnarla a Lienz, in modo da non avere un ingombro in treno (che in estate è super affollato).


Tra giugno e settembre la ciclabile è presa d’assalto da tantissime persone perciò in alcuni punti è necessario prestare particolare attenzione per evitare incidenti.
Sulla San Candido – Lienz è impossibile sbagliare strada: tutto il percorso è ben segnalato e al noleggio vi spiegheranno nei minimi dettagli cosa fare.
Noi iniziamo il nostro tour da San Candido. A pochi chilometri dalla partenza, dopo Versciaco, si supera il confine italiano e si percorre la restante parte in Austria. La ciclabile segue il corso del fiume Drava e presenta in molti punti panchine per rilassarsi e godersi il panorama.
A circa metà strada si trova la famosissima fabbrica della Loacker che con il suo shop e bar all’esterno attira migliaia di curiosi e affezionati. Anche noi abbiamo deciso di fermarci per una dolce sosta ma abbiamo evitato di entrare nello shop: veramente super affollato!


Nella seconda parte la ciclabile si immerge per alcuni tratti all’interno del bosco e il percorso diventa sterrato. A pochi chilometri da Lienz troverete alla vostra destra l’entrata al parco acquatico di Galitzenklamm (a pagamento) dove ammirare la Gola della Galizia con le sue cascate.
Se decidete di riconsegnare la bici a Lienz, prestate particolare attenzione quando arrivate in città, seguendo le indicazioni in direzione della stazione.
Vi consiglio di trascorrere anche qualche ora nel centro di Lienz e di pranzare qui al vostro arrivo.

Il lago di Braies: la perla delle Dolomiti

Come resistere alla bellezza del lago di Braies? La quarta imperdibile tappa ci porta sulle rive di questo meraviglioso lago alpino situato ai piedi della Croda del Becco (2810 mt). Nel periodo estivo, come per le Tre Cime di Lavaredo, il lago è preso d’assalto dai turisti. Probabilmente la stagione migliore per visitarlo è l’autunno o ancor meglio l’inverno con un po’ di candida neve che ne ricopre le rive. Per ridurre i flussi turistici ogni anno la provincia di Bolzano studia nuove soluzioni che troverete aggiornate sul sito ufficiale.

Come raggiungere il lago?
In auto: è possibile accedere ai parcheggi che conducono al lago di Braies fino alle ore 10:00 oppure fino ad esaurimento parcheggi. La strada riapre alla circolazione dalle ore 15:00. E’ possibile l’acquisto online e non in loco di un posteggio nel parcheggio P3 (quello a ridosso del lago) oppure se si è fortunati, partendo molto presto si può trovare un posteggio nel parcheggio P2 o P1, che si trovano a circa mezzo chilometro dal lago (anche questi a pagamento). Di seguito il link al sito per l’acquisto del parcheggio https://www.prags.bz/it/ .
Bus navetta: ci sono due diverse linee che portano al lago di Braies: la n. 439 da Monguelfo e la n. 442 da Dobbiaco. E’ necessario acquistare i biglietti online sul sito https://www.prags.bz/it/ indicando la data, l’ora e luogo di partenza. Il costo del biglietto di a/r è di 10€, solo una corsa 5€.
A piedi: pur essendo arrivati a Braies per le ore 9:00 non abbiamo trovato parcheggio così abbiamo optato per questa terza modalità di accesso: un breve trekking tra i boschi del Parco Naturale Fanes – Senes – Braies. Il sentiero parte dal parcheggio Segheria a Ferrara, è lungo all’incirca 5 km e non presenta difficoltà. Noi abbiamo percorso soltanto l’ultimo tratto (circa 2 km) perché siamo riusciti a trovare parcheggio nella frazione successiva.

Dal lago di Braies partono numerosi sentieri, tra cui quello che conduce alla Croda del Becco molto bello ma anche parecchio impegnativo (con un po’ più di allenamento lo farò 😉 ) e quello che orla le rive del lago, tra boschi di abeti e acque cristalline. Un trekking molto semplice, da percorrere in senso antiorario, che vi permetterà in un’oretta di ammirare il lago a 360°.

Se volete evitare la folla, dedicate la prima parte della giornata al noleggio di una barchetta a remi. Il costo per un’ora è di 29€: seppur caro il prezzo vale l’esperienza!
Se non avete con voi il pranzo vi consiglio di assaggiare l’hamburger (di carne o verdure) nel chiosco che si trova poco distante dall’inizio del sentiero che costeggia il lago.


Tutti conoscono il lago di Braies per le sue splendide acque, pochi invece indagano sul suo passato. Ecco per voi qualche cenno storico risalente all’epoca del Nazismo che è bene non dimenticare (link).

Le geometrie delle piramidi di terra

Nella quinta tappa vi portiamo in un luogo insolito: le piramidi di terra. Sì, avete letto bene. In Sudtirol ne troverete vari esempi. Noi abbiamo visitato quelle di Perca, un vero capolavoro architettonico della natura.
Conoscete la loro storia?
L’origine della piramidi di terra di Perca è naturale e risale a centinaia di anni fa quando, in seguito ad un nubifragio, si formò una frana che interruppe la mulattiera che univa il maso “Thalerhof” e Sopranessano. Nel 1882 si verificò nuovamente un forte temporale che causò una grande spaccatura. In seguito all’azione di dilavazione ed erosione dei pendii sassosi si crearono delle colonne argillose sormontate da grandi pietre.
Come potrete immaginare, le piramidi di terra sono in costante mutamento.

Per raggiungerle potrete seguire il sentiero che attraversa il bosco, partendo dal Café Piramidi (Perca) oppure il sentiero 16 A che parte dall’albergo Schoenblick e passa su strada asfaltata. I sentieri si incrociano prima dell’accesso alle Piramidi di terra e in entrambi i casi occorrono all’incirca 45 minuti per raggiungerle.

Dove soggiornare e dove mangiare

San Candido

Quasi al confine con l’Austria si trova questo incantevole paesino. Merita una visita la Collegiata, realizzata in stile romanico, dove è presente una statua lignea eseguita nel 1250 circa, di notevole importanza artistica e storica.
San Candido offre molte attività all’aria aperta sia nel periodo estivo che in quello invernale. E’ una città adatta anche a famiglie con bambini: a pochi chilometri dal centro, prendendo la seggiovia potrete sperimentare il fun bob: la più lunga pista da bob su rotaia in Alto Adige (tutto le info sul sito https://www.trecime.com/it/le-attivita/in-estate/funbob.html).
Noi abbiamo soggiornato al Residence Silvia che si trova proprio nel centro di San Candido. Appartamenti spaziosi e molto puliti, super consigliato!

Se soggiornate a San Candido ecco una lista di ristoranti in cui cenare:

Senfter’s Cafe Bistro

Ristorante Gasthof Wiesthaler

Theatercafè



Alla scoperta della Slovenia

State pensando dove trascorrere questi ultimi giorni di vacanza? Tra le mete da non perdere segnatevi la Slovenia, destinazione turistica apprezzabile in qualsiasi stagione dell’anno. Dalle verdi vallate incorniciate da maestose cime rocciose al limpido mare Adriatico il passo è breve: in meno di un’ora di distanza la Slovenia offre paesaggi variegati, in grado di soddisfare le esigenze di tutti i turisti.
Io e Andrea abbiamo solo 4 giorni per scoprire le bellezze di questo territorio perciò optiamo per un hotel a Portorose per poi spostarci in macchina per le varie escursioni.

Grotte di Postumia e Castello di Predjama

Partenza da Rimini alle 5:30. Vogliamo sfruttare ogni singolo minuto di questi pochi giorni di vacanza e le prime luci dell’alba sono il momento migliore per viaggiare. Arrivati a circa 30 km dal confine acquistiamo la “Vinjeta“, il bollino che serve per circolare sulle autostrade slovene. Lo trovate in dogana, in tutti i benzinai o tabaccherie della Slovenia ma potrete acquistarlo anche negli autogrill vicino al confine. Il costo per una settimana è di 15€.
Siamo diretti al Park Postojnska Jama dove visiteremo le Grotte di Postumia e il Castello di Predjama. In 5 ore arriviamo a destinazione e ad attenderci c’è un caldo pazzesco. Lasciamo la macchina all’interno del parcheggio del Parco (costo 5€ al giorno) e ci dirigiamo verso la biglietteria che si trova a pochi minuti a piedi. Sul sito del Parco leggiamo che vi è anche la possibilità di fare i biglietti online ma alla fine decidiamo di acquistarli in loco fidandoci delle numerose recensioni positive sulla velocità degli operatori di biglietteria: alla fine siamo stati premiati. Per una fila di 30 persone il tempo di attesa è stato solo di 10 minuti. Il prezzo intero per un adulto per la visita delle grotte e del castello, in alta stagione, è di 38,50€, comprensivo anche di transfer per raggiungere il castello (le altre tariffe le trovate sul sito https://www.postojnska-jama.eu/it/biglietti/). Un quarto d’ora prima dell’ingresso alle grotte, previsto per le ore 12, ci dirigiamo verso l’entrata dove veniamo smistati a seconda delle nazionalità. La quantità di gente che entrerà insieme a noi è impressionante: saremo all’incirca un centinaio. La guida ci spiegherà poi che le grotte di Postumia sono le più visitate al mondo. Vi ricordo che all’interno delle grotte vi è una temperatura costante di 10°C perciò è necessario indossare una felpa prima di entrare.
L’itinerario prevede un percorso di 3,7 km con un trenino elettrico e di 1 km a piedi. Le grotte di Postumia furono scoperte nel 1818 e aperte al pubblico l’anno successivo. Il trenino sotterraneo venne introdotto nel 1872 e rappresentò il primo esempio di ferrovia sotterranea al mondo.
Tutti a bordo, si parte! Attorno a noi si apre un nuovo misterioso mondo, quello delle grotte. Attraversiamo gallerie artificiali e naturali. Stalattiti e stalagmiti ci circondano ed è impossibile trattenere lo stupore. Giunti al termine del percorso ferroviario ci avviamo a piedi alla scoperta delle grotte. Il camminamento parte dalla cima del Monte Calvario dove la guida ci illustra l’evoluzione di questo ambiente sia dal punto di vista speleologico che storico. Ci spiega che sono necessari migliaia di anni per la formazione di queste spettacolari colonne calcaree. Dal Ponte russo raggiungiamo le Grotte belle, attraversando la Sala degli Spaghetti, chiamata così per la particolare forma delle stalattiti che impiegano 100 anni per crescere di appena 1 mm. La Sala bianca e la Sala rossa ci conducono fino alla Galleria del Brillante dove è presente il simbolo delle grotte. Lungo il percorso abbiamo l’occasione di vedere uno degli abitanti di questo mondo sotterraneo: il Proteo. Animale cavernicolo, vive nelle acque delle grotte. Si tratta di un anfibio con occhi atrofizzati, lungo circa 35 cm, che vive fino a 100 anni e che può resistere senza cibo per 10 anni. Raggiungiamo infine la Sala dei Concerti, una delle più spettacolari all’interno delle grotte: 3000 mq per 40 mt di altezza, può contenere fino a 10.000 persone e gode di un ottima acustica, tanto da essere utilizzata per eventi e concerti. Da qui si raggiunge il trenino elettrico per ritornare in superficie. Verso la fine del tratto ferroviario noterete delle pareti completamente annerite. La causa? L’esplosione di un deposito di diesel tedesco da parte dei partigiani.
Dopo il pranzo al sacco ci dirigiamo alla fermata dell’autobus (vicino alla biglietteria delle grotte) che ci condurrà al Castello di Predjama, che si trova a circa 20 minuti di distanza. Giunti a destinazione rimaniamo incantati dalla bellezza del castello e ci soffermiamo ad ammirarlo dalla terrazza panoramica: incastonato nelle rocce, rappresenta un intreccio tra elementi naturali e artificiali, una fortezza inespugnabile. In biglietteria ci forniscono l’audioguida in italiano che ci illustra, passo per passo, ogni stanza del castello: ben fatta! Interessante la leggenda di Erasmo di Predjama, il Robin Hood sloveno, che visse nel castello nel XV secolo dove si rifugiò dall’assedio dell’imperatore. Riuscì a resistere poco più di un anno. Un giorno infatti, mentre il cavaliere si recò in bagno, un servo infedele segnalò con una torcia ai nemici che potevano attaccare. Massi di pietra vennero catapultati contro la latrina provocando così la morte di Erasmo.
Durante il periodo estivo è possibile visitare anche la grotta sotto il Castello, chiusa al pubblico nei mesi invernali per permettere il letargo dei pipistrelli. Terminata la visita riprendiamo l’autobus che ci riporta a Postumia. Stanchi ma contenti ci dirigiamo al Boutique Hotel di Portorose che abbiamo prenotato con l’opzione B&B per tre notti: scelta azzeccatissima. Camera spaziosa, pulita e soprattutto con vista mare. Ceniamo alla Trattoria del Pescatore che si trova a qualche minuto a piedi dal nostro hotel. Porzioni abbondanti e ottimo pesce. Consiglio gli spaghetti allo scoglio: deliziosi!

Giornata di relax: tra Portorose e Pirano

Dedichiamo il secondo giorno di viaggio alla tintarella e al riposo. Dopo un’abbondante colazione, ci dirigiamo alla piscina dell’hotel dove ci vengono forniti asciugamani, lettini e ombrellone. Decidiamo di pranzare a Pirano, distante soltanto 3 km da Portorose. Parcheggiamo l’auto all’interno di un parcheggio a pagamento e prendiamo il bus navetta gratuito che ci conduce in centro. Fa veramente caldo e non riusciamo a goderci appieno questa graziosa località di mare. Giunti in Piazza Tartini scattiamo qualche foto di rito e ci dirigiamo in Piazza I Maggio dove pranzeremo al ristorante Delfin: fritto misto senza infamia e senza lode. Facciamo una passeggiata sul lungomare e notiamo che non ci sono spiagge attrezzate ma soltanto scogli dove stendere un telo da mare. In lontananza è ben visibile l’Italia. Esausti per il caldo eccessivo decidiamo di ritornare a Portorose per fare un tuffo in acqua e rilassarci al mare. Anche qui la maggior parte delle “spiagge” non è attrezzata: vi potrete stendere sulla banchina, su piccoli pontili o semplicemente sull’erba. Prima di cena ci rechiamo in spiaggia per vedere il tramonto: veramente molto romantico! Ceniamo alla pizzeria Rustika che, leggiamo su TripAdvisor, essere una delle migliori in zona. Assolutamente sconsigliata! Prima di recarci in albergo facciamo una breve passeggiata. Notiamo che Portorose rappresenta una destinazione turistica di rilievo per diversi target di turisti. Qui potrete trovare giovani, famiglie con bambini e anche amanti del gioco: la città infatti ospita alcuni casinò.

Lago di Bled

Alle 9:30 ci mettiamo in viaggio per raggiungere il lago di Bled che dista all’incirca 170 km da Portorose. Nella guida turistica leggo che è uno dei laghi più belli della Slovenia e che merita di essere visitato. Dopo quasi due ore di macchina arriviamo a destinazione, non prima di aver fatto una coda di 4 km per raggiungere il parcheggio libero più vicino. E’ agosto e per di più è domenica: il lago è invaso dai turisti e il tempo non è nemmeno dei migliori. Mi ero creata un’immagine mentale completamente diversa da quello che avevo di fronte a me. Il lago è affascinante ma non tanto da farci rimanere a bocca aperta. Decidiamo di percorre a piedi un tratto del sentiero che circonda il lago (lunghezza totale 6 km). Sono molte le persone che noleggiano una piccola imbarcazione o che salgono a bordo delle “Pletne”, barche tradizionali fabbricate da costruttori locali e note solamente a Bled, che permettono di raggiungere l’isola centrale o di navigare il lago. Tentiamo anche noi di noleggiare una piccola barca a remi ma la lista d’attesa è talmente lunga che avremmo dovuto prenotarla il giorno prima per poterne usufruire. Peccato, sarebbe stato molto bello raggiungere l’isola che ospita la chiesa gotica di S. Maria Assunta. Giunti all’incirca a metà del lago c’è un pontile dove ragazzi e adulti si tuffano per fare un bagno. Un po’ sconfortati torniamo indietro e ci fermiamo a pranzare all’Ostarija Babji zob dove mangiamo due primi e la Bled cake (Kremna Rezina): una vera bomba calorica! Due strati di pasta sfoglia racchiudono un ripieno a base di crema pasticcera sormontata da panna montata. Il tutto cosparso da zucchero a velo. Avevo messo in programma anche la visita al Castello di Bled e alla gola del Vintgar ma alla fine abbiamo optato per il ritorno a Portorose: avremmo altre occasioni per vedere questa regione della Slovenia e le meraviglie che ospita. Arrivati in hotel facciamo un tuffo in piscina e poi ceniamo al ristorante Porto Konoba dove sia servizio che cibo sono ottimi!
La nostra esperienza slovena termina qua. E’ stata una vacanza breve ma intensa. Sicuramente torneremo per visitare altre zone di questa stupenda destinazione turistica.

Trieste: alla scoperta dei musei scientifici

E’ il giorno della partenza. Lungo la strada del ritorno decidiamo di fermarci a Trieste, che dista solo 20 minuti da Portorose. Dedichiamo la mattinata alla scoperta del Civico Orto Botanico: veramente molto carino e ben curato, diviso in diverse aree tematiche ognuna descritta in maniera esaustiva. Consultando le brochure forniteci dal personale dell’Orto, veniamo a conoscenza della presenza di numerosi musei scientifici che decidiamo di visitare. Prima di pranzare ci rechiamo all’Aquario Marino della città di Trieste. “L’Aquario” propriamente detto si sviluppa al piano terra dove sono presenti una trentina di vasche di diverse dimensioni. Al primo piano invece è presente il Vivarium, dove vi sono numerose specie di anfibi, rettili con particolare riguardo alla fauna del Friuli Venezia Giulia. Pranziamo alla Trattoria Alla Vecia Pescheria con due buonissimi risotti ai frutti di mare. Sazi e felici, ci dirigiamo in macchina al Museo di Storia Naturale e ci restiamo per ben due ore! Davvero interessante poiché ospita al suo interno tre pezzi unici al mondo: lo squalo Carlotta, il più grande squalo bianco al mondo conservato in un museo, il dinosauro Antonio, il più completo in Europa e l’unico della sua specie nel mondo, e la mandibola di Lonche, primo esempio di otturazione dentale della storia dell’uomo. Inoltre lungo il percorso troverete collezioni di botanica, zoologia, mineralogia, geologia e paleontologia.
Si è fatto tardi, il museo sta per chiudere. Ci avviamo verso la macchina e purtroppo è ora di tornare a casa. Il nostro non è un addio a Trieste ma un arrivederci!

Nel cuore della Valtellina

Approfittando delle ferie pasquali, trascorro insieme al mio compagno Andrea qualche giorno in Valtellina alla ricerca di relax e del buon cibo. Partiamo da Poggio Torriana (un paesino vicino a Rimini) venerdì all’ora di pranzo. Imbocchiamo l’autostrada A14 e in circa 3 ore arriviamo a Milano. Siamo diretti a San Giovanni di Teglio, piccola frazione montana in provincia di Sondrio, dove ad attenderci c’è l’appartamento di mio suocero. Da Milano percorriamo circa altri 150 chilometri e alle 18.00 arriviamo a destinazione.
Ceniamo alla Trattoria Olmo, situata nel centro di Sondrio. Un locale molto accogliente, dove poter mangiare piatti della tradizione valtellinese come gli sciatt: frittelline croccanti, dalla forma tondeggiante, a base di farina di grano saraceno e formaggio Casera, serviti su un letto di insalata di cicoria.

Centro di Sondrio e Livigno
Dedichiamo il sabato mattina alla visita di Sondrio. Dalla stazione centrale ci perdiamo lungo le vie del centro dove si svolge il mercato settimanale, fino ad arrivare a Piazza Garibaldi, fulcro della vita cittadina. Basta alzare lo sguardo per rimanere incantati dalla natura che sovrasta la città: le magnifiche Alpi circondano Sondrio, creando una perfetta immagine da cartolina.
Verso le 11 lasciamo la provincia lombarda per dirigerci a Livigno. D’inverno, quando il passo Forcola è chiuso, è possibile raggiungere la città passando soltanto dall’Italia, attraverso il passo del Foscagno. D’estate invece vi consiglio di raggiungere Livigno dalla Svizzera: il tragitto è più breve e potrete ammirare a più riprese i paesaggi attraversati dal trenino del Bernina.
Raggiungere Livigno in questa stagione è sempre una fantastica sorpresa: metri e metri di neve affiancano il nostro percorso, l’aria è frizzantina e la primavera sembra ancora lontana.

Giunti in città, ci avventuriamo per le vie del centro e, vista l’ora, decidiamo di pranzare al Ristorante Pizzeria Cànoa. Ordiamo due pizze e sperimentiamo la birra artigianale “1816 – La birra di Livigno“: ottima scelta (se volete assaggiare tutte le varietà di birra, vi consiglio di recarvi al loro pub che si trova in Via Pontiglia 37). Appagati dal pranzo dedichiamo il pomeriggio ad un po’ di shopping per le vie del centro. A Livigno troverete prodotti ad un prezzo più basso rispetto a quello italiano perché esenti da iva. La differenza maggiore la noterete sicuramente nel costo del carburante.
Curiosi di ammirare il Lago del Gallo (o di Livigno), anche nel periodo primaverile, ci allontaniamo di qualche chilometro dal centro città. Rispetto al paesaggio estivo, quello che ci troviamo davanti è un luogo brullo, ancora immerso nel torpore invernale. Il lago è completamente ghiacciato e al posto di un manto erboso c’è soltanto terra.

Lago del Gallo

Stanchi ma soddisfatti per la bellissima giornata, ritorniamo a Teglio. Ceniamo al “Ristorante La Botte” che si trova a Tirano. Ordiamo un piatto di pizzoccheri (tipica pasta valtellinese realizzata con farina di grano saraceno, condita con formaggio Casera, burro, verza e patate) e un piatto di gnocchetti di grano saraceno con asparagi, mandorle e pancetta: una delizia.

Parco delle incisioni rupestri di Grosio
Dedichiamo l’intera domenica alla scoperta del Parco delle incisioni rupestri di Grosio, un ambiente naturale che racchiude importanti testimonianze storiche del passato valtellinese: un viaggio tra arte rupestre, archeologia, castelli e natura.

Parco delle Incisioni Rupestri d Grosio

La visita dei castelli può essere fatta in autonomia e gratuitamente mentre per quel che riguarda la rupe Magna, che racchiude le incisioni rupestri, è necessaria una visita guidata. In attesa di scoprire l’arte rupestre, si avventuriamo alla scoperta dei castelli. Il primo che troviamo sul nostro cammino è il Castello Nuovo, costruito attorno al 1350 dai Visconti di Milano, per motivi difensivi: a testimonianza di ciò il castello presenta una doppia cinta di mura e una torre interna fortificata chiamata donjon.
In prossimità del Castello Nuovo, sulla sommità meridionale del colle, sorgono i resti del Castello di San Faustino risalente al X-XI secolo. All’interno delle mura del “castello vecchio” sono visibili il campanile (restaurato agli inizi del ‘900) e due sepolture altomedievali ricavate nella roccia. Questo castello, più che una funzione difensiva, rappresentava un’affermazione di potere del feudatario di Grosotto e Grossura.

Ci fermiamo un’oretta nell’area pic-nic per il pranzo e verso le 14.00 ci rechiamo al centro informazioni dove acquistiamo il biglietto per la visita guidata alla rupe Magna (costo 5€). Ne approfittiamo per visitare l’Antiquarium dove sono esposti i reperti ritrovati dagli scavi archeologici condotti sul Dosso dei Castelli e sul Dosso Giroldo negli anni ’90. All’interno del museo si trovano prevalentemente oggetti ceramici, che hanno permesso di definire le caratteristiche degli insediamenti protostorici individuati sui due Dossi, inquadrandone la nascita e lo sviluppo, tra l’età del Bronzo e l’età del Ferro (XVI-II/I sec. a.C.).
Insieme a Gottfried, archeologo e guida del parco, iniziamo il tour guidato alla scoperta dell’arte rupestre. Dopo una breve introduzione ci viene illustrata, in maniera chiara ed esaustiva, la Rupe Magna una delle più grandi rocce incise dell’arco alpino. I temi rappresentati vanno dalle figure antropomorfe (oranti, armati e lottatori), a quelle di animali, dalle figure geometriche alle coppelle, fino ad oggetti della vita quotidiana (ad esempio, i rastrelli). Queste incisioni sono databili tra la fine del Neolitico (IV millennio a.C.) e l’età del Ferro (I millennio a.C.). Ammirare da vicino queste creazioni è stata un’esperienza unica, da togliere il fiato: 6.000 anni di storia in una sola roccia, illustrata in maniera coinvolgente e interessante dalla nostra guida. Il tour però non termina qui. Gottfried prosegue illustrandoci velocemente anche i due castelli, mettendo in risalto alcuni particolari difficilmente individuabili attraverso una visita autonoma del parco.

Terminato il nostro viaggio nella storia, ringraziato Alessandro e Gottfried per la bellissima esperienza, torniamo a Tirano per gustarci un buon gelato e scambiarci opinioni a caldo su quanto appena visto.
Prima di cena Andrea mi mostra un posto incantevole a pochi passi dal centro abitato di San Giovanni di Teglio. In mezzo al bosco, ad una decina di minuti di cammino, si trova una cascatella che ci rinfresca dopo un’intensa giornata passata sotto il sole.
Terminiamo la giornata con una cena a base di pizza presso il “Ristorante 7 Archi” a Chiuro.

Castel Grumello
L’ultimo giorno di vacanza parte lentamente. Sveglia alle 9, colazione con cappuccino e brioche alla pasticceria Mosconi a Villa di Tirano. Dedichiamo la mattinata ad un po’ di relax (in fondo siamo in vacanza). Pranziamo al ristorante La Svolta, a Castionetto. Per la prima volta assaggiamo i Chisciöi, frittelline piatte preparate con farina di grano saraceno e formaggio, fritte in olio o burro. Come secondo piatto ordiniamo una tagliata di manzo e un piatto di pizzoccheri (tanto per star leggeri).

Terminato il pranzo, decidiamo di fare una passeggiata a Montagna in Valtellina tra i ruderi del Castel Grumello. La Valtellina in passato fu luogo prediletto per la costruzione di fortezze e castelli per via della sua posizione strategica. Tra questi vi è il Castel De Piro al Grumello chiamato così perché edificato su un dosso roccioso (“grumo”). Costruito tra il XIII e XIV secolo per mano del ghibellino Corrado de Piro, venne parzialmente distrutto nel 1526 dalle Leghe Grigie. La struttura è divisa in due aree: una militare, situata ad oriente, (che presenta una torre a pianta quadrata con una funzione difensiva) e l’altra residenziale. Sullo sfondo si stagliano le Alpi Retiche, che rendono il paesaggio unico e mozzafiato. A pochi passi dal rudere, filari infiniti di viti vengono coltivati per la produzione del Valtellina Superiore Grumello DOCG.
Trascorso il pomeriggio tra cultura e natura, cena veloce a Castionetto, con una pizza per Andrea e un primo leggero per me.

Meleti in fiore

La Valtellina è un luogo incantevole, dalle mille risorse, sia culturali che enogastronomiche. Ci sarebbero ancora moltissimi luoghi da visitare, tantissimi sentieri da percorrere, ma purtroppo non ne abbiamo il tempo. Ci promettiamo di ritornare al più presto per ammirare da vicino le meraviglie che questo territorio offre.

La Rimini che vorrei…

É da mesi che avevo in mente di scrivere di Rimini, la città che mi ha ospitata e accolta durante i miei studi universitari. Un luogo meraviglioso, con un patrimonio culturale importantissimo, che non ha niente da invidiare alle più prestigiose capitali dell’arte italiana: ogni angolo della città profuma di storia. Teatro di importantissimi eventi storici, dei quali è possibile ancora oggi identificare i segni, Rimini è prevalentemente conosciuta nel mondo come meta balneare, destinazione turistica di massa dove le famiglie e i giovani di tutta Europa sono soliti trascorrere le loro vacanze estive.
Recentemente sono state intraprese strategie per rinnovare l’immagine stereotipata che dagli anni Cinquanta contraddistingue la città, investendo principalmente sulla riqualificazione del centro storico. Dall’apertura del cinema Fulgor, luogo amato dal regista Federico Fellini che lì vide il suo primo film, fino al Teatro Galli, bombardato durante la seconda guerra mondiale, e al Castello Sismondo che probabilmente ospiterà il museo dedicato al famoso regista romagnolo.
Ora è tempo di pensare ad una diversa promozione del territorio, è tempo che gli albergatori si impegnino a spiegare ai propri turisti che oltre al mare c’è di più. A nemmeno un chilometro dalla spiaggia si apre un museo a cielo aperto che vale la pena visitare.

C’è però ancora molto lavoro da fare. Persiste da anni il problema del passaggio dei veicoli sul ponte di Tiberio, costruito nel 14 d.C.. Un ponte di epoca romana che anziché essere chiuso al traffico e reso pedonale, soprattutto per motivi di preservazione storica, è ancora oggi utilizzato per il passaggio dei veicoli a motore.
D’altro canto il Ponte non è il solo a soffrire la mancanza di tutela. A pochi passi dal centro storico si trova l’anfiteatro romano, una delle testimonianze storico-archeologiche più rilevanti all’interno della nostra regione, che presenta evidenti problemi di conservazione e di accessibilità al pubblico. Pur essendoci due vincoli archeologici, all’interno dell’area persiste la presenza del CEIS (Centro Educativo Italo Svizzero) che non avrebbe ragion d’esistere per via del divieto di costruzione che dagli inizi del ‘900 grava su questa zona.

Cosa vedere a Rimini?

Di seguito il link al sito dedicato al turismo nella città romagnola dove troverete differenti percorsi tematici.

http://www.riminiturismo.it/visitatori/scopri-il-territorio/itinerari-e-visite/itinerari-storici/itinerari

Gli imperdibili:

  1. Ponte di Tiberio
  2. Arco d’Augusto
  3. Cinema Fulgor
  4. Piazza Tre Martiri e Piazza Cavour
  5. Anfiteatro Romano
  6. Castello Sismondo
  7. Teatro Galli
  8. Borgo di San Giuliano
  9. Tempio Malatestiano
  10. Porta Montanara
  11. Biblioteca Gambalunga

Ovviamente non potete lasciare Rimini senza aver prima assaggiato la piadina, il pane romagnolo per eccellenza, la pasta all’uovo (dai cappelletti alle tagliatelle), il tutto accompagnato da un ottimo bicchiere di Sangiovese.

Visitate Rimini: perdersi lungo i vicoli della città odierna sarà come fare un tuffo nel passato!

Saluti da Rimini!

Peio: una perla nella Val di Sole

Sono trascorsi già quattro anni dalla mia prima volta sugli sci…e come si sa la prima volta non si scorda mai.

Ho imparato a sciare che avevo già 20 anni. Vedevo bambini piccolissimi sfrecciare affianco a me mentre io, un po’ impaurita e imbranata, scendevo per la pista con la velocità di una lumaca. Eppure, alla fine, ce l’ho fatta anche io!

La stagione invernale è alla porte, la prima neve è già caduta in molte località montane, dunque è ora di prepararsi.

Ma quale destinazione scegliere? Beh dipende dalle vostre esigenze. Io oggi vi parlerò di Peio, una piccola città immersa nella Val di Sole, in Trentino-Alto Adige. É qui che per la prima volta ho messo gli sci ai piedi, ed è qui che ho preso la mia prima seggiovia (e senza problemi pur soffrendo di vertigini). Ma quali sono le sue caratteristiche principali?

1.SKIAREA. 20 km di piste, con diversi livelli di difficoltà, si estendono all’interno del Parco dello Stelvio. Da Peio Fonti parte la funivia che vi condurrà fino al rifugio Scoiattolo e alla scuola di sci, a circa 2000 metri di altitudine. Da qui potete raggiungere la funivia Peio 3000, inaugurata nel 2011, che in pochi minuti vi condurrà a circa 3000 metri: credetemi lo spettacolo è mozzafiato. Capita spesso di vedere qua e là qualche gruppo di stambecchi e camosci. Arrivati in cima avrete la possibilità di sciare lungo la pista Val della Mite per circa 8 km raggiungendo addirittura Peio Fonti. Lungo il percorso la pendenza della pista cambia più volte come ovviamente lo scenario che vi circonda. Oltre alle piste appena elencate ce ne sono altre facilmente raggiungibili con l’ausilio di diverse seggiovie. Inoltre dal 2017 è stata inaugurata la FUNSLOPE, una sorta di parco giochi lungo 450 metri dedicato ai riders. Si trova sulla pista Beverina ed è raggiungibile con la seggiovia a quattro posti Saroden. Le strutture presenti sono:

  • Rainbow butter box di 3 metri
  • Banana butter box di 3 metri
  • Softbow butter box di 3 metri
  • Jib cupola di 2 metri di diametro
  • Pianobooster
  • Sound Slopy

Oltre al rifugio Scoiattolo troverete sulle piste anche il rifugio Doss dei Cembri dove spesso io e il mio ragazzo ci siamo fermati a pranzare.
Vi ricordo che per raggiungere gli impianti di risalita potete usufruire di un bus navetta gratuito e che con l’acquisto del Superskirama potrete sciare in diverse località del trentino tra le quali Pejo.

Per ulteriori informazioni → Skipass Pejo

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2.ENOGASTRONOMIA. Il mio amore per il Trentino-Alto Adige nasce tanti anni fa. Avevo circa 6 o 7 anni quando vi andai per la prima volta. Ho cominciato ad apprezzare piano piano una cultura culinaria differente dalla mia ma altrettanto buona. Se da piccola ero un’amante del dolce (come si fa a non amare lo strudel?!), adesso non posso che apprezzare anche il salato: dai formaggi, ai salumi, fino alla tipica pasta fatta a mano. A Peio ho assaggiato per la prima volta gli spatzle, tipici gnocchi tirolesi, con speck e panna, difficili da pronunciare ma buonissimi da mangiare! La tradizione vuole che ogni volta che arriviamo in paese ci fermiamo a pranzare al Ristorante Cantuccio del gusto a Peio Fonti: una delizia per il palato. Antipasto con formaggi e salumi, primo di spatzle o canederli ed eccoci subito immersi nell’atmosfera trentina.
Posso giurarvi che non c’è niente di meglio al mondo che la merenda alla Pasticceria della Nonna dopo una lunga sciata. Te, pasticcini, torte..solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca. Una vera prelibatezza per il palato! Qui potrete assaggiare la torta di Pejo fatta con farina, burro, uova, mandorle e uvetta. Ogni anno compriamo chili di biscotti con gocce al cioccolato come souvenirs della nostra vacanza perchè sono una vera bontà!
Informazioni per i più giovani: a Peio Fonti si trova anche un piccolo pub dove bere una buona birra e trascorrere una tranquilla e piacevole serata. Inoltre a Cogolo troverete un birrificio artigianale dove è possibile acquistare cinque particolari tipologie di birre, con diverse gradazioni alcoliche. Fateci un salto perchè ne vale la pena (Birra Pejo).

3.PEIO TERME. La montagna non è solo sport e buon cibo ma anche cura e benessere del corpo. Dopo una lunga sciata non c’è niente di meglio che un tuffo nelle terme. È a partire dall’800 infatti che Peio diviene una importante località termale, grazie alle caratteristiche depurative e disintossicanti delle sue acque sulfuree. Oltre all’area benessere, troverete all’interno delle terme ogni tipo di cura termale. Vi consiglio la balneoterapia che consiste nella immersione del corpo in acqua termale. I sali minerali ed i gas, presenti in alta concentrazione, offrono un vero sollievo contro i dolori di origine articolare e muscolare. Durante l’immersione le bollicine di anidride carbonica aderiscono alla pelle e svolgono un delicato e continuo micromassaggio: la sensazione generale è di piacere e rilassatezza: un vero toccasana dopo una lunga sciata.
All’interno delle terme avrete anche l’occasione di assaggiare l’acqua di Peio dal sapore ferruginoso.

Per ulteriori informazioni →Terme di Peio

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4.COSA VEDERE A PEIO. Se non c’è troppa neve potrete avventurarvi anche voi alla scoperta del Lago di Pian Palù, un bacino artificiale non troppo distante da Peio Fonti. Potrete raggiungere con la macchina la località Fontanino di Celestino e lì imboccare il sentiero CAI 110. Si arriva al lago in circa 30 minuti, affrontando una salita non troppo semplice (poco adatta per chi non è abituato a camminare in montagna). Ma credetemi la fatica ne vale la pena: il lago è veramente bellissimo e la diga maestosa. Noi purtroppo non avevamo tempo per percorrerlo tutto a piedi ma se ne avremmo l’occasione sicuramente ci torneremo. A metà dicembre il lago era in parte ghiacciato e il profondo silenzio che ci circondava creava una situazione a dir poco magica. Una vera chicca in tutte le stagioni dell’anno.
Altro luogo interessante da visitare è sicuramente Peio Paese, chiamato così per distinguerlo da Peio Fonti. Esso rappresenta il cuore residenziale della città, dove il tempo sembra essersi fermato. Qui è presente un museo dedicato alla grande guerra che preserva oggetti, documenti e fotografie legati alle vicende della Prima guerra mondiale nella valli di Sole e Pejo. Purtroppo non abbiamo ancora avuto l’occasione di visitarlo. Motivo in più per ritornarci!

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5. COSA VEDERE NELLE VICINANZE. Dopo una bella sciata, prima di cena, utilizzate il vostro tempo per visitare i dintorni di Peio. Io e il mio compagno ogni anno ne approfittiamo per visitare una nuova città. Tra queste non può mancare Madonna di Campiglio che a ridosso del Natale si riempie di luci e di piccoli stand enogastronomici. La si raggiunge in circa 50 minuti di macchina, percorrendo una strada piena di tornati. Le vie del centro sono stracolme di boutique, le persone che ammirano le vetrine sono vestite a festa, ostentando opulenza. Noi, invece, siamo solo due piccoli curiosi che mischiati nella folla visitano una città che sembra una versione montana della nostra Riccione.

Vi ho un po’ incuriositi? Non passereste anche voi qualche giorno in questa piccola ma graziosa città?

 

Per maggiore informazioni consultate il sito →Val di Sole

Escursione alla sorgente del Rubicone

È una domenica di metà marzo. Fuori la temperatura è mite, l’arrivo della primavera si fa già sentire. Decido insieme al mio compagno di avventurarmi alla scoperta del bellissimo entroterra romagnolo, luogo ricco di tanti piccoli tesori rimasti per lungo tempo sconosciuti ai più. Qualche settimana prima, quasi casualmente, avevamo notato nei pressi di Strigara, una frazione del comune di Sogliano al Rubicone, un percorso che conduceva alla sorgente del Rubicone. Questo viene indicato nei libri di scuola come il fiume che Giulio Cesare, diretto a Roma, attraversò con il suo esercito pronunciando la fatidica frase “Alea Iacta Est” – “Il dado è tratto“, violando così le imposizioni dettate dall’impero. In realtà vi è ancora oggi incertezza su quale possa essere l’effettivo corso d’acqua oltrepassato dal famoso console romano. Difatti il fiume Pisciatello e il Rubicone potrebbero essere facilmente confusi poiché le rispettive sorgenti sono presenti nella medesima area collinare. Indipendentemente da questa controversia mi incuriosiva visitare almeno una volta nella vita la sorgente del fiume che scorre nella mia città natale.

Zaino in spalla e scarpe da trekking partiamo da Poggio Torriana in direzione Strigara._MG_2071 Il tragitto in macchina è breve e appena notiamo le prime indicazioni del sentiero parcheggiamo e iniziamo il nostro percorso a piedi. Scendiamo lungo una piccola discesa dove ci troviamo di fronte ad un bivio. Qui imbocchiamo il sentiero n. 115a in direzione della sorgente. In poco tempo il cielo si è annuvolato e speriamo che non cominci a piovere.

 

Il percorso continua all’interno del bosco dove abbiamo l’occasione di vedere numerose specie floreali che con le prime temperature primaverili facevano capolino lungo il sentiero.

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Dopo circa 20 minuti di cammino raggiungiamo la sorgente del Rubicone: un piccolo rivolo d’acqua attorno al quale nel 2009 è stata posizionata un’iscrizione per l’inaugurazione del sentiero. L’acqua è freschissima e dissetante, l’ideale dopo una passeggiata. Attorno alla sorgente sono state posizionate delle panchine e anche un barbecue utilizzabile in qualsiasi periodo dell’anno. Ne approfittiamo per rilassarci e goderci la natura incontaminata che circonda questa valle. Il silenzio regna sovrano, si sente soltanto il cinguettio di qualche uccello.

Sorgente Rubicone

Dopo circa 30 minuti ci mettiamo in marcia verso la strada del ritorno. Una volta arrivati al bivio però, curiosi di sapere cosa si nasconde dall’altra parte della valle, decidiamo di continuare in direzione Monte Farneto, imboccando il sentiero 115b. Dopo pochi minuti ci troviamo di fronte ai bellissimi calanchi, conformazioni geologiche che caratterizzano alcune aree dell’entroterra romagnolo. La luce del tramonto rende il tutto ancora più affascinante tanto che rimaniamo incantati a guardare questo particolare paesaggio.
Scattate alcune foto, ritorniamo a casa super soddisfatti della nostra breve ma intensa escursione pomeridiana.

Molto spesso tendiamo a non considerare le peculiarità che il nostro territorio ci offre, preferendo visitare luoghi esotici, lontani. La vera bellezza a volte si può trovare anche a pochi chilometri da casa, basta avere tanta curiosità e voglia di esplorare.
Sono sicura che la passione per il trekking e la fotografia ci condurrà a percorre nuovi sentieri dell’alto Rubicone, cogliendo così l’occasione di conoscere a fondo un mondo che ci sembra così familiare ma che molto spesso non lo è.