Montebello – Monte Matto: il trekking vicino a casa che non ti aspetti

Quanto spesso avete programmato un trekking vicino a casa?
Se potessimo fare un sondaggio immagino che sarebbe bassa la percentuale di persone spinte a conoscere da vicino il proprio territorio. Siamo sempre più attratti da ciò che è lontano e sconosciuto ma vi assicuro che, a pochi passi da voi, esiste un mondo ricco di bellezze e rarità naturali che nemmeno vi immaginate.

Nell’entroterra riminese c’è un luogo magico, fatto di colline e calanchi; un ambiente naturale che nonostante l’intensivo intervento umano è di rara bellezza. Sto parlando della Valmarecchia.
Il trekking che vi propongo è interamente pensato all’interno di questa Valle.

Punto di partenza dell’escursione è Montebello di Torriana, un antico borgo medievale collocato in vetta ad una piccola rupe calcarea. In auto, provenendo dalla SP 120, prima dei tornanti che salgono a Montebello, deviate a destra in Via Sabioni. Proseguite fino al bivio con via Scanzano dove dovrete mantenere la sinistra: eccovi giunti all’area di sosta, non distante dall’Osservatorio Naturalistico, dove troverete un piccolo parcheggio.
Seguiamo il sentiero CAI n.03A, superiamo la deviazione per Montebello giungendo ad una croce di ferro collocata tra via Sabioni e via Rontagnano. Si prosegue dritto sul sentiero CAI n.05 e, giunti ad un casolare, si gira a destra fino a raggiungere i ruderi di Pian di Porta.

Lungo il sentiero si ha l’opportunità di avvicinare numerose specie di flora tipiche dei suoli argillosi e calcarei che caratterizzano il territorio della Valmarecchia. Un ambiente diversificato dal punto di vista vegetazionale che ospita anche numerose specie di fauna selvatica: dal capriolo, spesso avvistabile, al cinghiale, tasso, volpe e istrice. Durante l’escursione troverete sul sentiero numerose tracce lasciate da questi animali. Non meno rilevanti sono le numerose specie di uccelli che è possibile ascoltare e, se si è fortunati, osservare durante il cammino: tra queste ricordiamo l’albanella minore, lo sparviere, l’ortolano, il succiacapre e l’averla piccola.

Giunti ai ruderi di Pian di Porta si prosegue dritto fino al bivio di Case Rontagnano dove dovrete tenere la destra.
Lungo il sentiero potrete ammirare verso est il Santuario di Saiano, collocato su uno sperone calcareo. Oltre il Marecchia si apre un vasto territorio: dalla vicina Verucchio al lontano Monte Carpegna. Spiccano così anche le rupi di San Marino, San Leo, Maioletto e la vicina Perticara. Verso la valle dell’Uso, tra le colline cesenati, ammirerete i castelli di San Giovanni in Galilea e di Longiano.

Attorno a noi boschi di roverella si alternano a rimboschimenti di cipresso, pino nero e cedro. Ai margini del sentiero è impossibile non notare l’asparago selvatico, la rosa canina, la viola selvatica, il prugnolo in fiore.

Passata la deviazione con Case Rontagnano, si apre sulla destra un vasto e profondo complesso calanchivo. Qui crescono pochissime specie floristiche, adattate a vivere su terreni argillosi.

Percorsi circa 500 metri vi troverete ad un altro bivio dove tenere la sinistra in direzione Monte Matto fino ad arrivare ad un successivo bivio: a sinistra conduce alla cima del monte, a destra lo aggira. Noi abbiamo deciso di proseguire a sinistra. Per giungere alla cima dovrete affrontare un piccolo tratto leggermente esposto.

Eccovi giunti alla meta! Dalla cima del Monte Matto (498 mt) dovrete percorre un breve tratto in discesa e al bivio girare a destra percorrendo così un sentiero ad anello. Questo tratto, che si ricongiungerà al bivio dal quale si era raggiunta la cima del Monte Matto, è quasi sempre fangoso. A ridosso del periodo primaverile è facile osservare le fioriture dell’elleboro verde, delle primule e delle violette selvatiche. Nonostante la semplicità del sentiero sarete sicuramente soddisfatti di averlo percorso. Sono certa che ritornerete a casa con più consapevolezza di ciò che vi circonda e tanta voglia di ripartire per scoprire altri luoghi nascosti vicino a voi.

Sentieri CAI 03A – 05: giro ad anello da Montebello a Monte Matto

Località di partenzaArea di sosta Fontanaccia – Montebello (RN)
Località di arrivoMonte Matto (498mt)
Lunghezza percorso (A/R)5,9 km
DifficoltàE
Tempo complessivo a/r1,3h

A piedi sulla vetta del Sasso Simone

La stagione autunnale trasforma l’Appennino marchigiano – romagnolo in una splendida tavolozza di colori. Gli occhi si riempiono di incredibile bellezza: impossibile non rimanerne incantati.
Lì, in mezzo a boschi di faggi, aceri e noccioli, regnano il silenzio e la tranquillità.

Siamo tra le province di Pesaro-Urbino e di Rimini, ai confini con l’omonima Riserva Naturale del comune di Sestino, dentro il Parco Interregionale del Sasso Simone e Simoncello.
Oggi vi proponiamo un’escursione alla scoperta del Sasso Simone, un enorme blocco di roccia calcarea che domina il Montefeltro.

Per raggiungere il Sasso Simone partiamo dal Passo Cantoniera a quota 1007 metri. A ridosso del cartello, che segnala il passo, parcheggiamo l’auto e iniziamo la nostra escursione.
Imbocchiamo il sentiero n. 118 e dopo un centinaio di metri, sorpassato il Carpegna Park, ci inoltriamo all’interno del bosco. L’atmosfera che si respira è veramente magica. Gli alberi che ci circondano si mostrano in svariate tonalità di colore.
Il percorso non presenta difficoltà tecniche. Fate però attenzione alla scelta della scarpa: il terreno in questo periodo dell’anno, a causa delle piogge, è piuttosto fangoso. Inoltre presenta tratti irregolari a causa della presenza di sassi che, nel corso dei secoli, sono scivolati dalle pendici del Sasso Simone e del Simoncello.



Dopo circa 40 minuti di cammino raggiungiamo la località Banditella (1085 mt). Qui proseguiamo dritto lungo il sentiero n. 118. Dopo 10 minuti, giunti ad un altro bivio, giriamo a destra prendendo il sentiero n. 117 che consente di giungere il Sasso Simone attraverso un percorso tra i calanchi. In 5 minuti raggiungiamo Sella dei Sassi (1150 mt) e di lì a poco, sorpassata una recinzione in legno, si spalanca il paesaggio lunare dei calanchi argillosi.



Al bivio successivo, dove la strada risulta franata, deviamo a sinistra e prendiamo il sentiero n. 17 che conduce alla vetta del Sasso Simone in circa 45/50 minuti di cammino.

Conoscete la storia del Sasso Simone? Potrete trovare qualche cenno storico a pochi passi dalla vetta.
Nella metà del XVI secolo Cosimo I de’ Medici scelse il Sasso Simone come luogo per costruirvi una città-fortezza denominata “Città del Sole”. Il Sasso Simone rappresentava un nodo strategico del Granducato di Toscana in contrapposizione al castello di San Leo che dominava il Montefeltro. Il progetto prevedeva la realizzazione di una città capace di contenere una guarnigione militare e trecento civili. Venne utilizzata per quasi un secolo ma, per avverse condizioni naturali, venne abbandonata definitivamente alla fine del XVII secolo. Oggi rimangono soltanto una strada lastricata ed alcuni ruderi a testimonianza dell’ambizioso insediamento.

Giunti ai prati sommitali, si gode di una vista mozzafiato che spazia dalla costa pesarese all’Alpe della Luna, dalle Foreste Casentinesi al Monte Catria. Per ritornare al Passo Cantoniera decidiamo di ripercorre al contrario gli stessi sentieri. Vi è comunque la possibilità di effettuare un percorso ad anello prendendo il sentiero n. 119bis che si ricongiungerà successivamente al sentiero n. 118.

La luce è fioca, il sole si nasconde dietro i monti. Nel bosco tra poco farà buio. L’unico rumore percepibile è quello delle foglie che cadono e si appoggiano sul terreno fangoso. E’ così che termina anche questa splendida giornata in mezzo alle bellezze naturalistiche del Parco Sasso Simone e Simoncello.

Sentieri CAI 118 – 117 – 17: Passo Cantoniera – Sasso Simone

Località di partenzaPasso Cantoniera (1007 mt)
Località di arrivoSasso Simone (1204 mt)
Lunghezza percorso (A/R)11,5 km
DifficoltàT-E
Tempo complessivo a/r4 h

Rifugio XII Apostoli: un trekking nel Parco Adamello Brenta

Ciao trekking lovers, avete già programmato le vacanze per questa estate? Se ancora non avete deciso la vostra meta, e siete amanti del trekking e della natura, quella che sto per descrivere è la destinazione giusta per voi.

Di quale meraviglia sto parlando? Del Parco Naturale Adamello Brenta: lo conoscete già?

Parco Naturale Adamello Brenta: un po’ di storia

Il Parco Naturale Adamello Brenta venne istituito nel 1967 ed è oggi la più ampia area protetta del Trentino: comprende i gruppi montuosi dell’Adamello e del Brenta. Quest’area gode di una ricchezza faunistica straordinaria: l’animale simbolo del Parco è l’orso bruno, in passato giunto quasi all’estinzione e oggi in espansione grazie ad un apposito intervento di reintroduzione. Entrando nel parco è impossibile non rimanere conquistati dalla bellezza dei paesaggi incontaminati che caratterizzano questo territorio.
Nel periodo estivo le attività che si possono svolgere sono innumerevoli: escursioni guidate o in solitaria, visite a mostre locali, ai paesini o alle malghe, custodi delle tradizioni culturali ed enogastronomiche di questa parte di Trentino.

Come raggiungere il Rifugio XII Apostoli

Se volete trascorrere un weekend alla scoperta dei sentieri del Parco Adamello Brenta questo è il momento giusto per farlo.

Noi abbiamo deciso di seguire un sentiero impegnativo ma altrettanto spettacolare: il percorso che dalla malga Movlina conduce al Rifugio XII Apostoli. Il trekking è lungo e intenso perciò consiglio di percorrerlo soltanto a persone che hanno un buon allenamento.

Per compiere questa nostra ennesima avventura abbiamo deciso di soggiornare all’albergo Brenta situato proprio all’interno del Parco, nella Val d’Algone. E’ qui che si trova il varco che permette alle auto di salire in quota, raggiungendo il parcheggio vicino la malga Movlina (il sabato e i giorni festivi è previsto il pagamento di un piccolo pedaggio per l’accesso all’area).
I più temerari iniziano il sentiero dall’Albergo Brenta arrivando in cima dopo ben 5 ore di cammino.
Noi abbiamo deciso di percorrere i primi 4 km il giorno del nostro arrivo in Trentino (venerdì pomeriggio) in modo da allenare un po’ le gambe, lasciando così la parte più difficile e lunga per il giorno successivo (sabato). Questa parte di sentiero non presenta particolari difficoltà ed è per la maggior parte immerso nel bosco. Lungo il sentiero vi imbatterete nella malga Nambi dove potrete assaggiare il loro yogurt e i prodotti tipici del territorio. Purtroppo quando siamo passati noi era chiusa.

Il sabato dopo colazione, all’incirca verso le 8.15, partiamo in macchina e ci dirigiamo al parcheggio nei pressi della Malga Movlina (mt 1786). Per raggiungerlo abbiamo impiegato più di 20 minuti, nonostante la distanza fosse poca: la strada è stretta e soltanto in alcuni punti asfaltata.

Da qui inizia il percorso che ci condurrà al rifugio XII Apostoli (sentiero CAI n.354). Il primo tratto è sterrato e in 5 minuti si raggiunge la malga Movlina dove troverete mucche, cavalli e capre al pascolo: qui si può godere di una vista mozzafiato sulla Presanella e sul Brenta. Si prosegue all’interno del bosco: in questo tratto il sentiero non presenta particolari difficoltà. Dopo circa 35 minuti di cammino, con diversi saliscendi, potremmo ammirare sulla sinistra il lago di Valagola.


Proseguendo si arriva a Pian De Nardis (1822mt): una piana sovrastata dalle imponenti Dolomiti di Brenta. Qui si imbocca il sentiero CAI n. 307 in direzione Rif. XII Apostoli: ci rimane la parte più dura del percorso, con ben 600 metri di dislivello. Se si guarda bene in alto, proprio davanti a noi, si può scorgere il rifugio: sembra quasi impossibile che ci sia un sentiero per raggiungerlo.

Sentiero Rif. XII Apostoli – Plan De Nardis

Seguiamo il percorso e iniziamo a salire tra massi e rocce, sempre più ripidamente. Il sentiero sale velocemente di quota e passa attraverso un tratto attrezzato, chiamato Scala Santa: qui, come in altri punti, troverete un cordino di ferro che facilita la salita. Vi invito a fare molta attenzione in questi tratti che sono più esposti.
Proseguendo ci si trova davanti ad un’immensa distesa di ghiaia che ci accompagnerà per gli ultimi chilometri del percorso. La fatica è tanta ma viene ricompensata dalla spettacolare vista. A pochi passi dall’arrivo addirittura sono ancora presenti residui di neve.

Dopo circa 3.30 ore finalmente arriviamo al rifugio XII Apostoli (2487 mt): un vero spettacolo! Le gambe sono stanche, il sole picchia ma l’emozione di trovarsi in cima compensa tutta la fatica fatta fino a quel momento.
Panino e birra fresca sono il tocca sana per riprendersi dopo il lungo cammino. Non lontano da noi scorgiamo una chiesetta dedicata ai caduti della montagna: un’opera d’arte incastonata nella roccia.

Purtroppo è già ora di rimettersi in marcia, il ritorno sarà più veloce ma richiede comunque molta attenzione. Potrete decidere di ripercorrere lo stesso sentiero o effettuare il giro ad anello optando per il n. 341. Il proprietario del rifugio ci consiglia di scendere dallo stesso percorso e noi gli diamo retta: “mai lasciare la strada vecchia per quella nuova” dice lui.
In realtà poi abbiamo scoperto che l’altro sentiero sarebbe stato leggermente più lungo ma più semplice: peccato, sarà per la prossima volta!

PS: ricordatevi assolutamente di portare con voi la crema solare, altrimenti rischierete una bella scottatura come la sottoscritta che se l’è dimenticata al rifugio 🙂

Sentieri CAI n. 354 – 307

Località di partenza Parcheggio Malga Movlina (1786 mt)
Località di arrivoRifugio XII Apostoli (2487 mt)
Lunghezza anello14 km
DifficoltàEE
Tempo complessivo (pause escluse)6 / 6.30 ore

Trekking alla sorgente del fiume Marecchia

Immaginatevi un sabato pomeriggio di luglio. Tutti sono a mollo al mare o in piscina. Tranne noi. 🙂

E’ un po’ di giorni che ci solletica l’idea di scoprire la sorgente del fiume Marecchia. Per organizzare l’escursione prendiamo spunto da un vecchio libro comprato da Andrea (Pianeta Valmarecchia di Amedeo Montemaggi) e dal sito del Cai.

QUALCHE CENNO STORICO

Il fiume Marecchia, chiamato dai romani Ariminus, ha tre diverse sorgenti situate in località Forconaia del Monte Castagnolo, che fa parte del crinale del monte della Zucca. Fin dall’epoca più antica la Valle del Marecchia rappresentava un’importante via di comunicazione tra la costa adriatica e quella tirrenica. Pensate che la sua foce, che si trova a Rimini, già nel IX secolo a.C. offriva un approdo ai naviganti greci che commerciavano con i Villanoviani di Verucchio. Un fiume mica da poco! 😉
Prima parte del percorso

Il sentiero per raggiungere la sorgente del Marecchia parte dalla località Pratieghi, frazione di Badia Tedalda, e prosegue tra calanchi, campi, siepi e lembi di bosco, da cui si aprono spettacolari vedute sui Monti Fumaiolo e Aquilone, sull’alta valle del Tevere e sui vicini rilievi del Poggio tre Vescovi e Monte della Zucca. Nell’ultimo tratto il sentiero si immerge in una faggeta che risale il corso del fiume sino alla sua sorgente.

Sorgente del fiume Marecchia

Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche: basta avere una minima preparazione fisica e il gioco è fatto. Per completare l’intero anello calcolate all’incirca 1 ora e 45 minuti. Sono certa che rimarrete completamente affascinati dal paesaggio che incontrerete lungo il cammino: calanchi di grigia arenaria, boschi di faggi. Al calar del sole tutto diventa più magico.
L’unica pecca sono i segnavia CAI. In alcuni tratti non è assolutamente chiaro in che direzione proseguire. Addirittura abbiamo trovato segnali che indicavano la strada opposta rispetto a quella che si sarebbe dovuta percorrere.

Ma non è finita qui! Proseguendo lungo l’itinerario 00 si ha la possibilità di percorrere un tratto di linea gotica, ammirando i resti delle postazioni tedesche sul crinale del Monte Zucca. La prossima volta, partendo con maggiore anticipo, andremo sicuramente a scoprire anche questa bellissima parte di sentiero. Non vediamo l’ora!

La vista dai calanchi di arenaria



L’abc dell’attrezzatura per il trekking

Oggi parliamo di attrezzatura per il trekking: quanto ne sapete?

Mi capita molto spesso di incontrare lungo sentieri più o meno complessi persone con abbigliamento e attrezzatura completamente inadeguati per fare trekking: scarpe da tennis, calzoncini di jeans e neanche uno zaino per contenere acqua e cibo. Ne ho viste di tutti i colori. Quando si decide di intraprendere un percorso in montagna bisogna adottare certi accorgimenti e non prendere mai sottogamba quello che si sta facendo. Ricordatevi che il trekking non è una semplice passeggiata tra i boschi ma richiede impegno e soprattutto attenzione.

ABBIGLIAMENTO

Ci sono diversi fattori che possono influenzare la scelta dell’abbigliamento. Bisogna tenere in mente questi quattro aspetti: stagione, durata dell’escursione, condizioni meteo e quota massima che si intende raggiungere durante la vostra uscita.

  • MAGLIA

La maglia ideale dovrebbe garantire una buona traspirazione, in modo da rimanere sempre asciutti: perciò scegliete una maglia termica.

  • GIACCA

Estate o inverno, l’ideale sarebbe avere con se una giacca che sia impermeabile, traspirante e antivento.

  • PANTALONI

Assolutamente da evitare i pantaloni di jeans che limitano i movimenti ma soprattutto non sono impermeabili. Io ho sempre addosso o nello zaino pantaloni lunghi più o meno leggeri. Per i trekking estivi potete scegliere anche quelli corti. Ricordatevi però che il tempo in montagna potrebbe cambiare rapidamente perciò è sempre meglio averne un paio anche lunghi dentro lo zaino.

  • SCARPONI

A mio avviso gli scarponi sono uno degli elementi base da scegliere con più attenzione. Il terreno non sempre è regolare e asciutto perciò è molto importante avere una scarpa che abbia un battistrada scolpito, che sia traspirante e impermeabile.

  • CALZINI

La scelta dei calzini ideali varia in base al tipo di scarpa che indosserete. Sceglierete calzini corti e più sottili con una scarpa bassa, più pesanti e lunghi per uno scarpone alto.

  • CAPPELLO

La scelta del cappello dipende dalla condizioni climatiche: con visiera per le giornate estive, di lana per quelle invernali.

ATTREZZATURA

C’è un oggetto che non può mai mancare quando fate trekking: lo zaino! La capienza dello zaino varia a seconda del tipo di trekking che affronterete (se di uno o più giorni). L’importante è che sia comodo e leggero. Per un trekking in giornata ve ne basterà uno con una capienza di 20/30 litri.

Cosa mettere di utile all’interno dello zaino?

  1. BORRACCIA: almeno un litro e mezzo di acqua a testa (io normalmente la tengo nelle tasche esterne dello zaino),
  2. CIBO: sia in assenza di rifugi che per acquistare energia durante il cammino, porto sempre con me una barretta di cioccolata, della frutta e dei panini,
  3. BASTONCINI: un ottimo sostegno durante la camminata,
  4. COLTELLINO SVIZZERO: avrai a portata di mano tutti gli accessori che ti potrebbero servire,
  5. GPS: ormai tutti i cellulari sono dotati di un dispositivo gps. è estremamente utile per orientarsi,
  6. POWER BANK: se vi scarica il cellulare è sempre bene avere una batteria di scorta,
  7. TORCIA: se si rimane nel bosco fino a sera o durante la notte è ovviamente indispensabile,
  8. CREMA SOLARE: il sole scotta in montagna: provare per credere,
  9. RICAMBIO VESTITI: per evitare di rimanere con maglietta e pantaloni bagnati o sudati è bene sempre avere con se qualche indumento di ricambio,
  10. KIT PRONTO SOCCORSO: pochi strumenti ma molto utili in caso di bisogno (es. cerotti, disinfettante, ghiaccio, garze..). Nei negozi specializzati vendono il kit completo,
  11. SALVIETTE IGIENIZZANTI: utili per rinfrescarsi e detergersi,
  12. TENDA E SACCO A PELO: per chi volesse dormire in mezzo alla natura questi accessori non possono di certo mancare.

    E ovviamente…la macchina fotografica per immortalare ogni minimo dettaglio!!! 🙂

Escursione al Monte Fumaiolo

Finalmente rimetto la scarpe da trekking! Abbiamo così tanti posti ancora da conoscere che fatichiamo a scegliere da dove partire. Dopo questi mesi di lockdown abbiamo assolutamente bisogno di natura incontaminata.
Come prima escursione del 2020 scegliamo il Monte Fumaiolo. Non abbiamo mai fatto trekking da quelle parti quindi cerchiamo di acquisire qualche nozione da chi ci è stato prima di noi.

La partenza è programmata per sabato 30 maggio (sono super felice!) ore 11.30 da Poggio Torriana (RN). Arriviamo alle Balze (fraz. del comune di Verghereto FC) alle 12.35 circa.
Parcheggiamo la macchina davanti all’albergo Monte Fumaiolo e da lì imbocchiamo il sentiero CAI n. 104 in direzione della sorgente del Tevere. Dopo tanto tempo il primo contatto con la natura è davvero molto emozionante: sin dall’inizio del sentiero si apre una distesa di faggi da rimanere a bocca aperta. Sicuramente sarebbe molto suggestivo dedicare a questo percorso una giornata autunnale per ammirare il ‘foliage’. Il sentiero è ben curato e adatto a tutti. Una serie di gradoni ci conducono verso la sorgente che si trova a 10 minuti di cammino.
Arrivati a destinazione (1268 slm) scattiamo qualche foto di rito e leggiamo che un tempo la sorgente si trovava in Toscana. Fu Mussolini a spostare i confini regionali, includendo il monte Fumaiolo alla Romagna.


Continuiamo il percorso in direzione del valico del Monte Fumaiolo (1400 slm) che si trova a circa 15 minuti di cammino. Arriviamo al Fumaiolo Paradise Hotel dove ci fermiamo per una breve pausa. La zona oltre che essere meta prediletta per gli escursionisti lo è soprattutto per i motociclisti. Sono tanti quelli che si fermano al valico per un pranzo o semplicemente per ammirare il panorama.
Attraversiamo la strada e ci dirigiamo verso la vetta dal Monte Fumaiolo (circa 10 minuti di cammino). A differenza del precedente sentiero, più turistico, questo acquista tutte le caratteristiche di un vero itinerario di montagna. A circa metà del percorso c’è un bivio: per arrivare alla cima bisogna imboccare il sentiero CAI n. 106. Arrivati sulla vetta del Monte Fumaiolo rimaniamo un po’ delusi: eravamo convinti di poter ammirare un bel panorama e invece veniamo sorpresi da un’imponente antenna telefonica.

Ripercorriamo il sentiero al contrario e al bivio decidiamo di dirigerci in direzione dei ‘Sassoni‘ riprendendo così il percorso CAI n.104.
A una decina di minuti di cammino arriviamo al punto panoramico dei Sassoni. Qui ammiriamo un panorama veramente mozzafiato!! Le foto parlano da sole..

Il cielo minacciava pioggia (il tempo in montagna cambia veramente con grandissima rapidità!). Per evitare di camminare nel bosco durante un temporale scegliamo di ritornare indietro percorrendo sempre lo stesso sentiero. In alternativa avremmo potuto continuare in direzione Balze, ma ci avremmo impiegato più di un’ora e mezza a tornare al parcheggio.
Dopo circa 30 minuti raggiungiamo la macchina e anziché piovere ritorna un bellissimo sole. Non ci facciamo sfuggire l’occasione e decidiamo di raggiungere la Cascata del Tevere distante circa 20 minuti di cammino. Riprendiamo il sentiero CAI n. 104 però questa volta in direzione Balze intraprendendo così una piccola parte del Cammino di San Vicinio.
Dal parcheggio attraversiamo la strada e percorriamo circa 200 mt sul percorso asfaltato per poi addentrarci nel bosco. Arrivati al primo bivio giriamo a destra e troviamo a 100 mt un pascolo pieno di mucche. Continuiamo per altri 5 minuti e giunti all’ultimo bivio (prima della cascata) imbocchiamo il sentiero CAI n. 106: non potete sbagliarvi perché per proseguire bisogna oltrepassare un recinto con una scala di legno fissa. Ed ecco che dopo 5 minuti si arriva alla bellissima cascata del Tevere.
Dopo qualche foto di rito e una breve pausa riprendiamo il sentiero per tornare alla macchina.

Torniamo a casa, dopo 8 km di cammino, super felici e rilassati. Ho ancora negli occhi quei bellissimi paesaggi che mi accompagneranno fino alla prossima escursione.

Escursione alla sorgente del Rubicone

È una domenica di metà marzo. Fuori la temperatura è mite, l’arrivo della primavera si fa già sentire. Decido insieme al mio compagno di avventurarmi alla scoperta del bellissimo entroterra romagnolo, luogo ricco di tanti piccoli tesori rimasti per lungo tempo sconosciuti ai più. Qualche settimana prima, quasi casualmente, avevamo notato nei pressi di Strigara, una frazione del comune di Sogliano al Rubicone, un percorso che conduceva alla sorgente del Rubicone. Questo viene indicato nei libri di scuola come il fiume che Giulio Cesare, diretto a Roma, attraversò con il suo esercito pronunciando la fatidica frase “Alea Iacta Est” – “Il dado è tratto“, violando così le imposizioni dettate dall’impero. In realtà vi è ancora oggi incertezza su quale possa essere l’effettivo corso d’acqua oltrepassato dal famoso console romano. Difatti il fiume Pisciatello e il Rubicone potrebbero essere facilmente confusi poiché le rispettive sorgenti sono presenti nella medesima area collinare. Indipendentemente da questa controversia mi incuriosiva visitare almeno una volta nella vita la sorgente del fiume che scorre nella mia città natale.

Zaino in spalla e scarpe da trekking partiamo da Poggio Torriana in direzione Strigara._MG_2071 Il tragitto in macchina è breve e appena notiamo le prime indicazioni del sentiero parcheggiamo e iniziamo il nostro percorso a piedi. Scendiamo lungo una piccola discesa dove ci troviamo di fronte ad un bivio. Qui imbocchiamo il sentiero n. 115a in direzione della sorgente. In poco tempo il cielo si è annuvolato e speriamo che non cominci a piovere.

 

Il percorso continua all’interno del bosco dove abbiamo l’occasione di vedere numerose specie floreali che con le prime temperature primaverili facevano capolino lungo il sentiero.

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Dopo circa 20 minuti di cammino raggiungiamo la sorgente del Rubicone: un piccolo rivolo d’acqua attorno al quale nel 2009 è stata posizionata un’iscrizione per l’inaugurazione del sentiero. L’acqua è freschissima e dissetante, l’ideale dopo una passeggiata. Attorno alla sorgente sono state posizionate delle panchine e anche un barbecue utilizzabile in qualsiasi periodo dell’anno. Ne approfittiamo per rilassarci e goderci la natura incontaminata che circonda questa valle. Il silenzio regna sovrano, si sente soltanto il cinguettio di qualche uccello.

Sorgente Rubicone

Dopo circa 30 minuti ci mettiamo in marcia verso la strada del ritorno. Una volta arrivati al bivio però, curiosi di sapere cosa si nasconde dall’altra parte della valle, decidiamo di continuare in direzione Monte Farneto, imboccando il sentiero 115b. Dopo pochi minuti ci troviamo di fronte ai bellissimi calanchi, conformazioni geologiche che caratterizzano alcune aree dell’entroterra romagnolo. La luce del tramonto rende il tutto ancora più affascinante tanto che rimaniamo incantati a guardare questo particolare paesaggio.
Scattate alcune foto, ritorniamo a casa super soddisfatti della nostra breve ma intensa escursione pomeridiana.

Molto spesso tendiamo a non considerare le peculiarità che il nostro territorio ci offre, preferendo visitare luoghi esotici, lontani. La vera bellezza a volte si può trovare anche a pochi chilometri da casa, basta avere tanta curiosità e voglia di esplorare.
Sono sicura che la passione per il trekking e la fotografia ci condurrà a percorre nuovi sentieri dell’alto Rubicone, cogliendo così l’occasione di conoscere a fondo un mondo che ci sembra così familiare ma che molto spesso non lo è.