Trekking a San Paolo in Alpe

La scoperta dell’Appennino romagnolo continua.
Questa volta abbiamo scelto un luogo d’importanza storica, una destinazione che pochi di voi conosceranno. Sto parlando di San Paolo in Alpe. Ne avete già sentito parlare? Immerso nel Parco delle Foreste Casentinesi, a 1030 metri di altitudine, oggi è una località semi abbandonata ma durante la seconda guerra mondiale fu protagonista di numerosi eventi storici per via della sua collocazione lungo la linea gotica.

Qualche accenno storico

Nel 1944 San Paolo in Alpe fu scelto dal Comando del Gruppo Brigate Romagna come campo di lancio di armi, vestiario, denaro e vivere utili alla sopravvivenza e alla lotta dei partigiani. Alla fine di marzo del ’44 il campo venne preparato per il lancio. Radio Londra trasmise nei primi giorni di aprile il messaggio convenzionale “le ciliegie sono mature” : fu così che nella notte tra il 4 e il 5 e tra quella del 7 e l’8 aprile furono lanciati pistole, mitragliatrici, bombe a mano, esplosivo, viveri e denaro. La distribuzione del materiale ai partigiani però non fu affatto semplice per via dei continui rastrellamenti da parte delle truppe tedesche. Nel frattempo la vigilanza al campo venne rinforzata in attesa di nuovi lanci. La mattina del 12 aprile 1944 però il campo di lancio venne attaccato dai tedeschi che, dopo una giornata di combattimenti, riuscirono a conquistare il campo e a costringere i partigiani a ritirarsi. Raggiunto l’obiettivo, le truppe tedesche devastarono la località di San Paolo in Alpe dando fuoco alla Chiesa e alle abitazioni civili.

Come raggiungere San Paolo in Alpe

L’escursione per raggiungere San Paolo in Alpe parte da Cà Fiumari. Come raggiungerla? Provenendo da Santa Sofia dovrete proseguite lungo la strada SS310 superando le frazioni di Berleta, Corniolo e Lago. Oltrepassata quest’ultima località troverete sulla sinistra, dopo circa 500-600 metri, una deviazione e un cartello in legno con scritto S.Agostino. Qui dovrete svoltare e proseguire per circa 4-5 km. La strada è sterrata e in molti punti scoscesa: prestate particolare attenzione e proseguite con calma. La seconda casa in pietra che incontrerete sarà Cà Fiumari. Ne avrete la conferma dal fatto che sulla destra ci sarà la deviazione per Sant’Agostino mentre proseguendo dritto per 200 metri troverete sulla sinistra un cartello che indicherà l’inizio del percorso.


Imboccate il sentiero CAI 255 e seguitelo fino all’arrivo a San Paolo in Alpe. In alcuni tratti i segnavia non saranno molto evidenti. Per questo prestate particolare attenzione, soprattutto nei primi due bivi. Il sentiero presenta un lungo tratto di salita (circa 3 km): inizialmente camminerete all’interno del bosco poi nell’ultimo tratto passerete lungo il costone roccioso. Attenzione a quest’ultima parte perché il sentiero potrebbe presentare tratti franati. Lungo il percorso troverete ruderi abbandonati utilizzati durante la seconda guerra mondiale come rifugi dei partigiani. Nell’ultimo tratto di cammino potrete ammirare ciò che resta di due edifici religiosi. Quello più a ridosso del punto di arrivo è la chiesa di S. Agostino oggi quasi interamente distrutta. Sul retro si apre un ampio prato con al centro un albero secolare. L’intera zona viene utilizzata per il pascolo del bestiame, compresa l’area dove sorgono i ruderi della chiesa.


Una volta arrivati a San Paolo in Alpe noterete un grande edificio. La parte ristrutturata di recente è un bivacco. Qui non troverete acqua ma soltanto un luogo dove ripararvi o riposarvi in caso di bisogno. All’ingresso vi è una targa che racconta la storia di San Paolo in Alpe durante la seconda guerra mondiale. Salendo sulla piccola altura vicino al bivacco potrete ammirare un panorama niente male.

Per ritornare a Cà Fiumari abbiamo ripercorso al contrario il sentiero CAI 255 però se decidete di fare un trekking a tappe avrete la possibilità di prendere il sentiero CAI 233 che in circa 2 ore di cammino vi porterà alla Diga di Ridracoli.

Sentiero CAI 255 – San Paolo in Alpe

Località di partenzaCà Fiumari (FC)
Località di arrivoSan Paolo in Alpe
Lunghezza percorso (A/R)6,5 km
DifficoltàE
Tempo complessivo (pause escluse)1.50 / 2 h

Trekking alle Tre Cime di Lavaredo

Incanto, bellezza, unicità, fascino. In poche parole: Tre Cime di Lavaredo. Guardandole sembra di essere di fronte ad un dipinto: difficile descrivere a parole le emozioni che queste montagne generano in me. Una vera e propria opera d’arte della natura.

In questo articolo vi racconterò uno dei trekking più famosi delle Dolomiti: il periplo completo delle Tre Cime, un anello escursionistico sui sentieri 101 e 105. Purtroppo in estate è frequentato da tantissima gente. Questo comporta come conseguenza una perdita del rapporto emozionale uomo – natura che l’escursionista ricerca: quel rapporto fatto di silenzio e osservazione che in quei mesi non è possibile ottenere. Consiglio di percorrere questi sentieri nel periodo primaverile o autunnale: i rifugi saranno chiusi ma in compenso potrete vivere un’esperienza unica.

Punto di partenza è il rifugio Auronzo situato a forcella Longeres a 2333 metri di quota. Costruito nel 1915 dal Cai di Auronzo subì più volte gravi danneggiamenti, sia in tempo di guerra che a causa di incendi. E’ raggiungibile in auto dalla strada che parte da Misurina (è necessario il pagamento di un pedaggio di 30€), con bus navetta o a piedi seguendo il sentiero n. 101 che percorre la Val Longeres in 1.30 ore.

Percorreremo l’anello in senso antiorario imboccando inizialmente il sentiero n. 101. Il primo tratto che porta al rifugio Lavaredo, è pressoché pianeggiate e molto frequentato. Lungo il percorso lo sguardo si perde sulla Val Marzon mentre davanti a noi potremmo ammirare le pareti occidentali della Croda dei Toni. A metà strada tra il rifugio Auronzo e il rifugio Lavaredo troverete la chiesetta della Madonna della Croda e vicino troverete il cippo che ricorda Paul Grohmann che probabilmente fu il primo a scalare la Grande di Lavaredo (21 agosto 1869). Poco più avanti prendiamo una breve deviazione a destra dove si trova il monumento dedicato ai bersaglieri. Da qui potremmo avere una fantastica vista sulle montagne che ci circondano. Riprendiamo il cammino e ritorniamo sul sentiero principale, fino ad arrivare al Rifugio Lavaredo a 2344 metri di quota.

Dal Rifugio Lavaredo si può proseguire seguendo due varianti: una più comoda ma più lunga che si snoda verso est, l’altra più breve ma un po’ più impegnativa che attraversa i ghiaioni posti alla base dalla piccola di Lavaredo. Noi abbiamo scelto questa seconda opzione. Arrivati a Forcella Lavaredo (2454 metri), linea di confine tra Auronzo di Cadore e Dobbiaco, potrete ammirare la bellezza delle Tre Cime dal versante nord. Da rimanere a bocca aperta!

Da Forcella Lavaredo si diramano diversi sentieri che conducono al rifugio Locatelli. Si potrebbe proseguire sul sentiero 101 ma a causa dell’eccessivo sovraffollamento decidiamo di imboccare la strada sovrastante alla volta dell’immensa conca ghiaiosa: molto più bella e soprattutto panoramica. Questo tratto di sentiero non presenta particolari difficoltà anche se è bene prestare particolare attenzione ai tratti in cui parte della strada segnalata è crollata a causa di frane. A qualche centinaio di metri dal rifugio vi è una piccola grotta da dove è possibile ammirare uno scorcio del tutto particolare delle Tre Cime.

Raggiungiamo così il rifugio Locatelli a quota 2450 metri: un luogo spettacolare dove transita l’Alta Via n.4. Di proprietà dei CAI di Padova, il rifugio venne eretto nel 1882 e ricostruito dopo la prima guerra mondiale. Davanti a noi il simbolo delle Dolomiti: le Tre Cime di Lavaredo. Qui ci fermiamo per una pausa, stesi ad ammirare le magnifiche vette dolomitiche e i due Laghi dei Piani, ai piedi del Monte Paterno.

Imbocchiamo il sentiero n. 105 in direzione sud ovest. Piano piano il paesaggio intorno a noi inizia a mutare. A fondo valle le ghiaie lasciano il posto a verdi prati dove scorre anche un piccolo torrente: sembra di camminare in paradiso. Arriviamo fino alla Malga Langalm (2283 metri) dove gustiamo un buonissimo yogurt con frutti di bosco di loro produzione: una tappa d’obbligo, assolutamente da non perdere!

Da qui proseguiamo verso la Forcella Col de Medo (2315 metri) dove rientriamo di nuovo in territorio Bellunese. Davanti a noi centinaia di mucche che pascolano lungo i prati erbosi. Manca veramente poco al rifugio Auronzo. Proseguiamo seguendo il segnavia n. 105 e in 30 minuti circa concludiamo il nostro anello arrivando al punto di partenza.

Tre cime, tre fortezze imponenti di roccia. Siete uniche nella vostra bellezza. Di fronte a voi basta il silenzio. Noi, siamo spettatori di questa magnifica magia compiuta dalla natura. Porteremo sempre nel cuore le emozioni che solo voi con la vostra straordinarietà siete riuscite a trasmetterci.

Anello Tre Cime di Lavaredo (sentieri CAI n. 101 – 105)

Località di partenza/arrivoRifugio Auronzo (2333 mt)
Lunghezza anello12,5 km
DifficoltàE
Dislivello655 mt
Tempo complessivo (pause escluse)3 h

Trekking al Monte Carpegna

E’ sul Carpegna che ho preparato tante mie vittorie…Il Carpegna mi basta.

Una frase, pronunciata dal campione Marco Pantani, che ci ha spronato ad affrontare le salite del monte Carpegna: non come lui, in sella alla bicicletta, ma a piedi, lungo i sentieri di questa stupenda montagna.

Siamo nel Montefeltro, immersi nel Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello, territorio di grande bellezza. Qui si trova Carpegna, terra di santi e di condottieri, che con l’omonimo monte domina l’intera valle.

Punto di partenza dell’escursione è la frazione San Pietro, nei pressi di una chiesetta, dove troverete a pochi passi da voi una cartina del parco e i segnavia CAI. Percorreremo il sentiero 101 che collega il paese di Carpegna con l’Eremo di Monte Carpegna, attraversando un’ampia zona boscata ed il panoramico Passo del Trabocchino.

Il primo tratto del percorso è piuttosto semplice. Si parte camminando su una piccola via circondata da recinzioni per poi inoltrarsi, dopo qualche centinaio di metri, all’interno del bosco. In questo tratto la salita presenta pendenze contenute e il sentiero è ben segnalato.

Dopo circa 45 minuti si raggiunge la strada asfaltata che conduce al Cippo: cammineremo su un breve tratto della salita che Pantani percorreva durante i suoi allenamenti in Carpegna. Giunti al Cippo troverete un’area di sosta con un chiosco-bar e un campeggio.

Passato il rifugio del Corpo Forestale dello Stato, termina la strada asfaltata e ricomincia il sentiero all’interno del bosco (è necessario oltrepassare una catenella). Man mano che si prosegue il percorso si stringe e la salita diventa più ripida e faticosa: questo sarà il momento più duro dell’ascesa. Nel tratto finale il bosco si dirada e lascia intravedere le prime rocce che caratterizzano la parte più alta del versante.

Di lì a poco si raggiunge lo spettacolare Passo del Trabocchino. Tutta la fatica che avete fatto verrà ripagata dalla vista panoramica che vi attende in cima: in primo piano l’Eremo di Monte Carpegna, sullo sfondo i rilievi di Montecopiolo e di San Marino e la costa adriatica.
Alle vostre spalle invece i sassi Simone e Simoncello, la dorsale dell’Alpe della Luna e i rilievi del Nerone e del Catria.

Il sentiero 101 prosegue dritto attraverso l’ampio prato, scendendo fino all’Eremo dedicato alla Madonna del Faggio nei pressi del quale sono presenti una fontana e un rifugio attrezzato, attivo nei mesi invernali.

Prima di percorrere la strada del ritorno stendetevi sul prato ad ammirare il panorama che vi circonda: godetevi appieno questi momenti perchè sono davvero unici!


Sentiero CAI 101

ComprensorioMonte Carpegna
Località di partenzaFraz. San Pietro, Carpegna
Località di arrivoEremo M. Carpegna
Lunghezza anello11 km
DifficoltàE
Tempo complessivo (pause escluse)2 h 45 min – 3h

L’abc dell’attrezzatura per il trekking

Oggi parliamo di attrezzatura per il trekking: quanto ne sapete?

Mi capita molto spesso di incontrare lungo sentieri più o meno complessi persone con abbigliamento e attrezzatura completamente inadeguati per fare trekking: scarpe da tennis, calzoncini di jeans e neanche uno zaino per contenere acqua e cibo. Ne ho viste di tutti i colori. Quando si decide di intraprendere un percorso in montagna bisogna adottare certi accorgimenti e non prendere mai sottogamba quello che si sta facendo. Ricordatevi che il trekking non è una semplice passeggiata tra i boschi ma richiede impegno e soprattutto attenzione.

ABBIGLIAMENTO

Ci sono diversi fattori che possono influenzare la scelta dell’abbigliamento. Bisogna tenere in mente questi quattro aspetti: stagione, durata dell’escursione, condizioni meteo e quota massima che si intende raggiungere durante la vostra uscita.

  • MAGLIA

La maglia ideale dovrebbe garantire una buona traspirazione, in modo da rimanere sempre asciutti: perciò scegliete una maglia termica.

  • GIACCA

Estate o inverno, l’ideale sarebbe avere con se una giacca che sia impermeabile, traspirante e antivento.

  • PANTALONI

Assolutamente da evitare i pantaloni di jeans che limitano i movimenti ma soprattutto non sono impermeabili. Io ho sempre addosso o nello zaino pantaloni lunghi più o meno leggeri. Per i trekking estivi potete scegliere anche quelli corti. Ricordatevi però che il tempo in montagna potrebbe cambiare rapidamente perciò è sempre meglio averne un paio anche lunghi dentro lo zaino.

  • SCARPONI

A mio avviso gli scarponi sono uno degli elementi base da scegliere con più attenzione. Il terreno non sempre è regolare e asciutto perciò è molto importante avere una scarpa che abbia un battistrada scolpito, che sia traspirante e impermeabile.

  • CALZINI

La scelta dei calzini ideali varia in base al tipo di scarpa che indosserete. Sceglierete calzini corti e più sottili con una scarpa bassa, più pesanti e lunghi per uno scarpone alto.

  • CAPPELLO

La scelta del cappello dipende dalla condizioni climatiche: con visiera per le giornate estive, di lana per quelle invernali.

ATTREZZATURA

C’è un oggetto che non può mai mancare quando fate trekking: lo zaino! La capienza dello zaino varia a seconda del tipo di trekking che affronterete (se di uno o più giorni). L’importante è che sia comodo e leggero. Per un trekking in giornata ve ne basterà uno con una capienza di 20/30 litri.

Cosa mettere di utile all’interno dello zaino?

  1. BORRACCIA: almeno un litro e mezzo di acqua a testa (io normalmente la tengo nelle tasche esterne dello zaino),
  2. CIBO: sia in assenza di rifugi che per acquistare energia durante il cammino, porto sempre con me una barretta di cioccolata, della frutta e dei panini,
  3. BASTONCINI: un ottimo sostegno durante la camminata,
  4. COLTELLINO SVIZZERO: avrai a portata di mano tutti gli accessori che ti potrebbero servire,
  5. GPS: ormai tutti i cellulari sono dotati di un dispositivo gps. è estremamente utile per orientarsi,
  6. POWER BANK: se vi scarica il cellulare è sempre bene avere una batteria di scorta,
  7. TORCIA: se si rimane nel bosco fino a sera o durante la notte è ovviamente indispensabile,
  8. CREMA SOLARE: il sole scotta in montagna: provare per credere,
  9. RICAMBIO VESTITI: per evitare di rimanere con maglietta e pantaloni bagnati o sudati è bene sempre avere con se qualche indumento di ricambio,
  10. KIT PRONTO SOCCORSO: pochi strumenti ma molto utili in caso di bisogno (es. cerotti, disinfettante, ghiaccio, garze..). Nei negozi specializzati vendono il kit completo,
  11. SALVIETTE IGIENIZZANTI: utili per rinfrescarsi e detergersi,
  12. TENDA E SACCO A PELO: per chi volesse dormire in mezzo alla natura questi accessori non possono di certo mancare.

    E ovviamente…la macchina fotografica per immortalare ogni minimo dettaglio!!! 🙂

Alla scoperta della Slovenia

State pensando dove trascorrere questi ultimi giorni di vacanza? Tra le mete da non perdere segnatevi la Slovenia, destinazione turistica apprezzabile in qualsiasi stagione dell’anno. Dalle verdi vallate incorniciate da maestose cime rocciose al limpido mare Adriatico il passo è breve: in meno di un’ora di distanza la Slovenia offre paesaggi variegati, in grado di soddisfare le esigenze di tutti i turisti.
Io e Andrea abbiamo solo 4 giorni per scoprire le bellezze di questo territorio perciò optiamo per un hotel a Portorose per poi spostarci in macchina per le varie escursioni.

Grotte di Postumia e Castello di Predjama

Partenza da Rimini alle 5:30. Vogliamo sfruttare ogni singolo minuto di questi pochi giorni di vacanza e le prime luci dell’alba sono il momento migliore per viaggiare. Arrivati a circa 30 km dal confine acquistiamo la “Vinjeta“, il bollino che serve per circolare sulle autostrade slovene. Lo trovate in dogana, in tutti i benzinai o tabaccherie della Slovenia ma potrete acquistarlo anche negli autogrill vicino al confine. Il costo per una settimana è di 15€.
Siamo diretti al Park Postojnska Jama dove visiteremo le Grotte di Postumia e il Castello di Predjama. In 5 ore arriviamo a destinazione e ad attenderci c’è un caldo pazzesco. Lasciamo la macchina all’interno del parcheggio del Parco (costo 5€ al giorno) e ci dirigiamo verso la biglietteria che si trova a pochi minuti a piedi. Sul sito del Parco leggiamo che vi è anche la possibilità di fare i biglietti online ma alla fine decidiamo di acquistarli in loco fidandoci delle numerose recensioni positive sulla velocità degli operatori di biglietteria: alla fine siamo stati premiati. Per una fila di 30 persone il tempo di attesa è stato solo di 10 minuti. Il prezzo intero per un adulto per la visita delle grotte e del castello, in alta stagione, è di 38,50€, comprensivo anche di transfer per raggiungere il castello (le altre tariffe le trovate sul sito https://www.postojnska-jama.eu/it/biglietti/). Un quarto d’ora prima dell’ingresso alle grotte, previsto per le ore 12, ci dirigiamo verso l’entrata dove veniamo smistati a seconda delle nazionalità. La quantità di gente che entrerà insieme a noi è impressionante: saremo all’incirca un centinaio. La guida ci spiegherà poi che le grotte di Postumia sono le più visitate al mondo. Vi ricordo che all’interno delle grotte vi è una temperatura costante di 10°C perciò è necessario indossare una felpa prima di entrare.
L’itinerario prevede un percorso di 3,7 km con un trenino elettrico e di 1 km a piedi. Le grotte di Postumia furono scoperte nel 1818 e aperte al pubblico l’anno successivo. Il trenino sotterraneo venne introdotto nel 1872 e rappresentò il primo esempio di ferrovia sotterranea al mondo.
Tutti a bordo, si parte! Attorno a noi si apre un nuovo misterioso mondo, quello delle grotte. Attraversiamo gallerie artificiali e naturali. Stalattiti e stalagmiti ci circondano ed è impossibile trattenere lo stupore. Giunti al termine del percorso ferroviario ci avviamo a piedi alla scoperta delle grotte. Il camminamento parte dalla cima del Monte Calvario dove la guida ci illustra l’evoluzione di questo ambiente sia dal punto di vista speleologico che storico. Ci spiega che sono necessari migliaia di anni per la formazione di queste spettacolari colonne calcaree. Dal Ponte russo raggiungiamo le Grotte belle, attraversando la Sala degli Spaghetti, chiamata così per la particolare forma delle stalattiti che impiegano 100 anni per crescere di appena 1 mm. La Sala bianca e la Sala rossa ci conducono fino alla Galleria del Brillante dove è presente il simbolo delle grotte. Lungo il percorso abbiamo l’occasione di vedere uno degli abitanti di questo mondo sotterraneo: il Proteo. Animale cavernicolo, vive nelle acque delle grotte. Si tratta di un anfibio con occhi atrofizzati, lungo circa 35 cm, che vive fino a 100 anni e che può resistere senza cibo per 10 anni. Raggiungiamo infine la Sala dei Concerti, una delle più spettacolari all’interno delle grotte: 3000 mq per 40 mt di altezza, può contenere fino a 10.000 persone e gode di un ottima acustica, tanto da essere utilizzata per eventi e concerti. Da qui si raggiunge il trenino elettrico per ritornare in superficie. Verso la fine del tratto ferroviario noterete delle pareti completamente annerite. La causa? L’esplosione di un deposito di diesel tedesco da parte dei partigiani.
Dopo il pranzo al sacco ci dirigiamo alla fermata dell’autobus (vicino alla biglietteria delle grotte) che ci condurrà al Castello di Predjama, che si trova a circa 20 minuti di distanza. Giunti a destinazione rimaniamo incantati dalla bellezza del castello e ci soffermiamo ad ammirarlo dalla terrazza panoramica: incastonato nelle rocce, rappresenta un intreccio tra elementi naturali e artificiali, una fortezza inespugnabile. In biglietteria ci forniscono l’audioguida in italiano che ci illustra, passo per passo, ogni stanza del castello: ben fatta! Interessante la leggenda di Erasmo di Predjama, il Robin Hood sloveno, che visse nel castello nel XV secolo dove si rifugiò dall’assedio dell’imperatore. Riuscì a resistere poco più di un anno. Un giorno infatti, mentre il cavaliere si recò in bagno, un servo infedele segnalò con una torcia ai nemici che potevano attaccare. Massi di pietra vennero catapultati contro la latrina provocando così la morte di Erasmo.
Durante il periodo estivo è possibile visitare anche la grotta sotto il Castello, chiusa al pubblico nei mesi invernali per permettere il letargo dei pipistrelli. Terminata la visita riprendiamo l’autobus che ci riporta a Postumia. Stanchi ma contenti ci dirigiamo al Boutique Hotel di Portorose che abbiamo prenotato con l’opzione B&B per tre notti: scelta azzeccatissima. Camera spaziosa, pulita e soprattutto con vista mare. Ceniamo alla Trattoria del Pescatore che si trova a qualche minuto a piedi dal nostro hotel. Porzioni abbondanti e ottimo pesce. Consiglio gli spaghetti allo scoglio: deliziosi!

Giornata di relax: tra Portorose e Pirano

Dedichiamo il secondo giorno di viaggio alla tintarella e al riposo. Dopo un’abbondante colazione, ci dirigiamo alla piscina dell’hotel dove ci vengono forniti asciugamani, lettini e ombrellone. Decidiamo di pranzare a Pirano, distante soltanto 3 km da Portorose. Parcheggiamo l’auto all’interno di un parcheggio a pagamento e prendiamo il bus navetta gratuito che ci conduce in centro. Fa veramente caldo e non riusciamo a goderci appieno questa graziosa località di mare. Giunti in Piazza Tartini scattiamo qualche foto di rito e ci dirigiamo in Piazza I Maggio dove pranzeremo al ristorante Delfin: fritto misto senza infamia e senza lode. Facciamo una passeggiata sul lungomare e notiamo che non ci sono spiagge attrezzate ma soltanto scogli dove stendere un telo da mare. In lontananza è ben visibile l’Italia. Esausti per il caldo eccessivo decidiamo di ritornare a Portorose per fare un tuffo in acqua e rilassarci al mare. Anche qui la maggior parte delle “spiagge” non è attrezzata: vi potrete stendere sulla banchina, su piccoli pontili o semplicemente sull’erba. Prima di cena ci rechiamo in spiaggia per vedere il tramonto: veramente molto romantico! Ceniamo alla pizzeria Rustika che, leggiamo su TripAdvisor, essere una delle migliori in zona. Assolutamente sconsigliata! Prima di recarci in albergo facciamo una breve passeggiata. Notiamo che Portorose rappresenta una destinazione turistica di rilievo per diversi target di turisti. Qui potrete trovare giovani, famiglie con bambini e anche amanti del gioco: la città infatti ospita alcuni casinò.

Lago di Bled

Alle 9:30 ci mettiamo in viaggio per raggiungere il lago di Bled che dista all’incirca 170 km da Portorose. Nella guida turistica leggo che è uno dei laghi più belli della Slovenia e che merita di essere visitato. Dopo quasi due ore di macchina arriviamo a destinazione, non prima di aver fatto una coda di 4 km per raggiungere il parcheggio libero più vicino. E’ agosto e per di più è domenica: il lago è invaso dai turisti e il tempo non è nemmeno dei migliori. Mi ero creata un’immagine mentale completamente diversa da quello che avevo di fronte a me. Il lago è affascinante ma non tanto da farci rimanere a bocca aperta. Decidiamo di percorre a piedi un tratto del sentiero che circonda il lago (lunghezza totale 6 km). Sono molte le persone che noleggiano una piccola imbarcazione o che salgono a bordo delle “Pletne”, barche tradizionali fabbricate da costruttori locali e note solamente a Bled, che permettono di raggiungere l’isola centrale o di navigare il lago. Tentiamo anche noi di noleggiare una piccola barca a remi ma la lista d’attesa è talmente lunga che avremmo dovuto prenotarla il giorno prima per poterne usufruire. Peccato, sarebbe stato molto bello raggiungere l’isola che ospita la chiesa gotica di S. Maria Assunta. Giunti all’incirca a metà del lago c’è un pontile dove ragazzi e adulti si tuffano per fare un bagno. Un po’ sconfortati torniamo indietro e ci fermiamo a pranzare all’Ostarija Babji zob dove mangiamo due primi e la Bled cake (Kremna Rezina): una vera bomba calorica! Due strati di pasta sfoglia racchiudono un ripieno a base di crema pasticcera sormontata da panna montata. Il tutto cosparso da zucchero a velo. Avevo messo in programma anche la visita al Castello di Bled e alla gola del Vintgar ma alla fine abbiamo optato per il ritorno a Portorose: avremmo altre occasioni per vedere questa regione della Slovenia e le meraviglie che ospita. Arrivati in hotel facciamo un tuffo in piscina e poi ceniamo al ristorante Porto Konoba dove sia servizio che cibo sono ottimi!
La nostra esperienza slovena termina qua. E’ stata una vacanza breve ma intensa. Sicuramente torneremo per visitare altre zone di questa stupenda destinazione turistica.

Trieste: alla scoperta dei musei scientifici

E’ il giorno della partenza. Lungo la strada del ritorno decidiamo di fermarci a Trieste, che dista solo 20 minuti da Portorose. Dedichiamo la mattinata alla scoperta del Civico Orto Botanico: veramente molto carino e ben curato, diviso in diverse aree tematiche ognuna descritta in maniera esaustiva. Consultando le brochure forniteci dal personale dell’Orto, veniamo a conoscenza della presenza di numerosi musei scientifici che decidiamo di visitare. Prima di pranzare ci rechiamo all’Aquario Marino della città di Trieste. “L’Aquario” propriamente detto si sviluppa al piano terra dove sono presenti una trentina di vasche di diverse dimensioni. Al primo piano invece è presente il Vivarium, dove vi sono numerose specie di anfibi, rettili con particolare riguardo alla fauna del Friuli Venezia Giulia. Pranziamo alla Trattoria Alla Vecia Pescheria con due buonissimi risotti ai frutti di mare. Sazi e felici, ci dirigiamo in macchina al Museo di Storia Naturale e ci restiamo per ben due ore! Davvero interessante poiché ospita al suo interno tre pezzi unici al mondo: lo squalo Carlotta, il più grande squalo bianco al mondo conservato in un museo, il dinosauro Antonio, il più completo in Europa e l’unico della sua specie nel mondo, e la mandibola di Lonche, primo esempio di otturazione dentale della storia dell’uomo. Inoltre lungo il percorso troverete collezioni di botanica, zoologia, mineralogia, geologia e paleontologia.
Si è fatto tardi, il museo sta per chiudere. Ci avviamo verso la macchina e purtroppo è ora di tornare a casa. Il nostro non è un addio a Trieste ma un arrivederci!

Nel cuore della Valtellina

Approfittando delle ferie pasquali, trascorro insieme al mio compagno Andrea qualche giorno in Valtellina alla ricerca di relax e del buon cibo. Partiamo da Poggio Torriana (un paesino vicino a Rimini) venerdì all’ora di pranzo. Imbocchiamo l’autostrada A14 e in circa 3 ore arriviamo a Milano. Siamo diretti a San Giovanni di Teglio, piccola frazione montana in provincia di Sondrio, dove ad attenderci c’è l’appartamento di mio suocero. Da Milano percorriamo circa altri 150 chilometri e alle 18.00 arriviamo a destinazione.
Ceniamo alla Trattoria Olmo, situata nel centro di Sondrio. Un locale molto accogliente, dove poter mangiare piatti della tradizione valtellinese come gli sciatt: frittelline croccanti, dalla forma tondeggiante, a base di farina di grano saraceno e formaggio Casera, serviti su un letto di insalata di cicoria.

Centro di Sondrio e Livigno
Dedichiamo il sabato mattina alla visita di Sondrio. Dalla stazione centrale ci perdiamo lungo le vie del centro dove si svolge il mercato settimanale, fino ad arrivare a Piazza Garibaldi, fulcro della vita cittadina. Basta alzare lo sguardo per rimanere incantati dalla natura che sovrasta la città: le magnifiche Alpi circondano Sondrio, creando una perfetta immagine da cartolina.
Verso le 11 lasciamo la provincia lombarda per dirigerci a Livigno. D’inverno, quando il passo Forcola è chiuso, è possibile raggiungere la città passando soltanto dall’Italia, attraverso il passo del Foscagno. D’estate invece vi consiglio di raggiungere Livigno dalla Svizzera: il tragitto è più breve e potrete ammirare a più riprese i paesaggi attraversati dal trenino del Bernina.
Raggiungere Livigno in questa stagione è sempre una fantastica sorpresa: metri e metri di neve affiancano il nostro percorso, l’aria è frizzantina e la primavera sembra ancora lontana.

Giunti in città, ci avventuriamo per le vie del centro e, vista l’ora, decidiamo di pranzare al Ristorante Pizzeria Cànoa. Ordiamo due pizze e sperimentiamo la birra artigianale “1816 – La birra di Livigno“: ottima scelta (se volete assaggiare tutte le varietà di birra, vi consiglio di recarvi al loro pub che si trova in Via Pontiglia 37). Appagati dal pranzo dedichiamo il pomeriggio ad un po’ di shopping per le vie del centro. A Livigno troverete prodotti ad un prezzo più basso rispetto a quello italiano perché esenti da iva. La differenza maggiore la noterete sicuramente nel costo del carburante.
Curiosi di ammirare il Lago del Gallo (o di Livigno), anche nel periodo primaverile, ci allontaniamo di qualche chilometro dal centro città. Rispetto al paesaggio estivo, quello che ci troviamo davanti è un luogo brullo, ancora immerso nel torpore invernale. Il lago è completamente ghiacciato e al posto di un manto erboso c’è soltanto terra.

Lago del Gallo

Stanchi ma soddisfatti per la bellissima giornata, ritorniamo a Teglio. Ceniamo al “Ristorante La Botte” che si trova a Tirano. Ordiamo un piatto di pizzoccheri (tipica pasta valtellinese realizzata con farina di grano saraceno, condita con formaggio Casera, burro, verza e patate) e un piatto di gnocchetti di grano saraceno con asparagi, mandorle e pancetta: una delizia.

Parco delle incisioni rupestri di Grosio
Dedichiamo l’intera domenica alla scoperta del Parco delle incisioni rupestri di Grosio, un ambiente naturale che racchiude importanti testimonianze storiche del passato valtellinese: un viaggio tra arte rupestre, archeologia, castelli e natura.

Parco delle Incisioni Rupestri d Grosio

La visita dei castelli può essere fatta in autonomia e gratuitamente mentre per quel che riguarda la rupe Magna, che racchiude le incisioni rupestri, è necessaria una visita guidata. In attesa di scoprire l’arte rupestre, si avventuriamo alla scoperta dei castelli. Il primo che troviamo sul nostro cammino è il Castello Nuovo, costruito attorno al 1350 dai Visconti di Milano, per motivi difensivi: a testimonianza di ciò il castello presenta una doppia cinta di mura e una torre interna fortificata chiamata donjon.
In prossimità del Castello Nuovo, sulla sommità meridionale del colle, sorgono i resti del Castello di San Faustino risalente al X-XI secolo. All’interno delle mura del “castello vecchio” sono visibili il campanile (restaurato agli inizi del ‘900) e due sepolture altomedievali ricavate nella roccia. Questo castello, più che una funzione difensiva, rappresentava un’affermazione di potere del feudatario di Grosotto e Grossura.

Ci fermiamo un’oretta nell’area pic-nic per il pranzo e verso le 14.00 ci rechiamo al centro informazioni dove acquistiamo il biglietto per la visita guidata alla rupe Magna (costo 5€). Ne approfittiamo per visitare l’Antiquarium dove sono esposti i reperti ritrovati dagli scavi archeologici condotti sul Dosso dei Castelli e sul Dosso Giroldo negli anni ’90. All’interno del museo si trovano prevalentemente oggetti ceramici, che hanno permesso di definire le caratteristiche degli insediamenti protostorici individuati sui due Dossi, inquadrandone la nascita e lo sviluppo, tra l’età del Bronzo e l’età del Ferro (XVI-II/I sec. a.C.).
Insieme a Gottfried, archeologo e guida del parco, iniziamo il tour guidato alla scoperta dell’arte rupestre. Dopo una breve introduzione ci viene illustrata, in maniera chiara ed esaustiva, la Rupe Magna una delle più grandi rocce incise dell’arco alpino. I temi rappresentati vanno dalle figure antropomorfe (oranti, armati e lottatori), a quelle di animali, dalle figure geometriche alle coppelle, fino ad oggetti della vita quotidiana (ad esempio, i rastrelli). Queste incisioni sono databili tra la fine del Neolitico (IV millennio a.C.) e l’età del Ferro (I millennio a.C.). Ammirare da vicino queste creazioni è stata un’esperienza unica, da togliere il fiato: 6.000 anni di storia in una sola roccia, illustrata in maniera coinvolgente e interessante dalla nostra guida. Il tour però non termina qui. Gottfried prosegue illustrandoci velocemente anche i due castelli, mettendo in risalto alcuni particolari difficilmente individuabili attraverso una visita autonoma del parco.

Terminato il nostro viaggio nella storia, ringraziato Alessandro e Gottfried per la bellissima esperienza, torniamo a Tirano per gustarci un buon gelato e scambiarci opinioni a caldo su quanto appena visto.
Prima di cena Andrea mi mostra un posto incantevole a pochi passi dal centro abitato di San Giovanni di Teglio. In mezzo al bosco, ad una decina di minuti di cammino, si trova una cascatella che ci rinfresca dopo un’intensa giornata passata sotto il sole.
Terminiamo la giornata con una cena a base di pizza presso il “Ristorante 7 Archi” a Chiuro.

Castel Grumello
L’ultimo giorno di vacanza parte lentamente. Sveglia alle 9, colazione con cappuccino e brioche alla pasticceria Mosconi a Villa di Tirano. Dedichiamo la mattinata ad un po’ di relax (in fondo siamo in vacanza). Pranziamo al ristorante La Svolta, a Castionetto. Per la prima volta assaggiamo i Chisciöi, frittelline piatte preparate con farina di grano saraceno e formaggio, fritte in olio o burro. Come secondo piatto ordiniamo una tagliata di manzo e un piatto di pizzoccheri (tanto per star leggeri).

Terminato il pranzo, decidiamo di fare una passeggiata a Montagna in Valtellina tra i ruderi del Castel Grumello. La Valtellina in passato fu luogo prediletto per la costruzione di fortezze e castelli per via della sua posizione strategica. Tra questi vi è il Castel De Piro al Grumello chiamato così perché edificato su un dosso roccioso (“grumo”). Costruito tra il XIII e XIV secolo per mano del ghibellino Corrado de Piro, venne parzialmente distrutto nel 1526 dalle Leghe Grigie. La struttura è divisa in due aree: una militare, situata ad oriente, (che presenta una torre a pianta quadrata con una funzione difensiva) e l’altra residenziale. Sullo sfondo si stagliano le Alpi Retiche, che rendono il paesaggio unico e mozzafiato. A pochi passi dal rudere, filari infiniti di viti vengono coltivati per la produzione del Valtellina Superiore Grumello DOCG.
Trascorso il pomeriggio tra cultura e natura, cena veloce a Castionetto, con una pizza per Andrea e un primo leggero per me.

Meleti in fiore

La Valtellina è un luogo incantevole, dalle mille risorse, sia culturali che enogastronomiche. Ci sarebbero ancora moltissimi luoghi da visitare, tantissimi sentieri da percorrere, ma purtroppo non ne abbiamo il tempo. Ci promettiamo di ritornare al più presto per ammirare da vicino le meraviglie che questo territorio offre.

Peio: una perla nella Val di Sole

Sono trascorsi già quattro anni dalla mia prima volta sugli sci…e come si sa la prima volta non si scorda mai.

Ho imparato a sciare che avevo già 20 anni. Vedevo bambini piccolissimi sfrecciare affianco a me mentre io, un po’ impaurita e imbranata, scendevo per la pista con la velocità di una lumaca. Eppure, alla fine, ce l’ho fatta anche io!

La stagione invernale è alla porte, la prima neve è già caduta in molte località montane, dunque è ora di prepararsi.

Ma quale destinazione scegliere? Beh dipende dalle vostre esigenze. Io oggi vi parlerò di Peio, una piccola città immersa nella Val di Sole, in Trentino-Alto Adige. É qui che per la prima volta ho messo gli sci ai piedi, ed è qui che ho preso la mia prima seggiovia (e senza problemi pur soffrendo di vertigini). Ma quali sono le sue caratteristiche principali?

1.SKIAREA. 20 km di piste, con diversi livelli di difficoltà, si estendono all’interno del Parco dello Stelvio. Da Peio Fonti parte la funivia che vi condurrà fino al rifugio Scoiattolo e alla scuola di sci, a circa 2000 metri di altitudine. Da qui potete raggiungere la funivia Peio 3000, inaugurata nel 2011, che in pochi minuti vi condurrà a circa 3000 metri: credetemi lo spettacolo è mozzafiato. Capita spesso di vedere qua e là qualche gruppo di stambecchi e camosci. Arrivati in cima avrete la possibilità di sciare lungo la pista Val della Mite per circa 8 km raggiungendo addirittura Peio Fonti. Lungo il percorso la pendenza della pista cambia più volte come ovviamente lo scenario che vi circonda. Oltre alle piste appena elencate ce ne sono altre facilmente raggiungibili con l’ausilio di diverse seggiovie. Inoltre dal 2017 è stata inaugurata la FUNSLOPE, una sorta di parco giochi lungo 450 metri dedicato ai riders. Si trova sulla pista Beverina ed è raggiungibile con la seggiovia a quattro posti Saroden. Le strutture presenti sono:

  • Rainbow butter box di 3 metri
  • Banana butter box di 3 metri
  • Softbow butter box di 3 metri
  • Jib cupola di 2 metri di diametro
  • Pianobooster
  • Sound Slopy

Oltre al rifugio Scoiattolo troverete sulle piste anche il rifugio Doss dei Cembri dove spesso io e il mio ragazzo ci siamo fermati a pranzare.
Vi ricordo che per raggiungere gli impianti di risalita potete usufruire di un bus navetta gratuito e che con l’acquisto del Superskirama potrete sciare in diverse località del trentino tra le quali Pejo.

Per ulteriori informazioni → Skipass Pejo

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2.ENOGASTRONOMIA. Il mio amore per il Trentino-Alto Adige nasce tanti anni fa. Avevo circa 6 o 7 anni quando vi andai per la prima volta. Ho cominciato ad apprezzare piano piano una cultura culinaria differente dalla mia ma altrettanto buona. Se da piccola ero un’amante del dolce (come si fa a non amare lo strudel?!), adesso non posso che apprezzare anche il salato: dai formaggi, ai salumi, fino alla tipica pasta fatta a mano. A Peio ho assaggiato per la prima volta gli spatzle, tipici gnocchi tirolesi, con speck e panna, difficili da pronunciare ma buonissimi da mangiare! La tradizione vuole che ogni volta che arriviamo in paese ci fermiamo a pranzare al Ristorante Cantuccio del gusto a Peio Fonti: una delizia per il palato. Antipasto con formaggi e salumi, primo di spatzle o canederli ed eccoci subito immersi nell’atmosfera trentina.
Posso giurarvi che non c’è niente di meglio al mondo che la merenda alla Pasticceria della Nonna dopo una lunga sciata. Te, pasticcini, torte..solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca. Una vera prelibatezza per il palato! Qui potrete assaggiare la torta di Pejo fatta con farina, burro, uova, mandorle e uvetta. Ogni anno compriamo chili di biscotti con gocce al cioccolato come souvenirs della nostra vacanza perchè sono una vera bontà!
Informazioni per i più giovani: a Peio Fonti si trova anche un piccolo pub dove bere una buona birra e trascorrere una tranquilla e piacevole serata. Inoltre a Cogolo troverete un birrificio artigianale dove è possibile acquistare cinque particolari tipologie di birre, con diverse gradazioni alcoliche. Fateci un salto perchè ne vale la pena (Birra Pejo).

3.PEIO TERME. La montagna non è solo sport e buon cibo ma anche cura e benessere del corpo. Dopo una lunga sciata non c’è niente di meglio che un tuffo nelle terme. È a partire dall’800 infatti che Peio diviene una importante località termale, grazie alle caratteristiche depurative e disintossicanti delle sue acque sulfuree. Oltre all’area benessere, troverete all’interno delle terme ogni tipo di cura termale. Vi consiglio la balneoterapia che consiste nella immersione del corpo in acqua termale. I sali minerali ed i gas, presenti in alta concentrazione, offrono un vero sollievo contro i dolori di origine articolare e muscolare. Durante l’immersione le bollicine di anidride carbonica aderiscono alla pelle e svolgono un delicato e continuo micromassaggio: la sensazione generale è di piacere e rilassatezza: un vero toccasana dopo una lunga sciata.
All’interno delle terme avrete anche l’occasione di assaggiare l’acqua di Peio dal sapore ferruginoso.

Per ulteriori informazioni →Terme di Peio

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4.COSA VEDERE A PEIO. Se non c’è troppa neve potrete avventurarvi anche voi alla scoperta del Lago di Pian Palù, un bacino artificiale non troppo distante da Peio Fonti. Potrete raggiungere con la macchina la località Fontanino di Celestino e lì imboccare il sentiero CAI 110. Si arriva al lago in circa 30 minuti, affrontando una salita non troppo semplice (poco adatta per chi non è abituato a camminare in montagna). Ma credetemi la fatica ne vale la pena: il lago è veramente bellissimo e la diga maestosa. Noi purtroppo non avevamo tempo per percorrerlo tutto a piedi ma se ne avremmo l’occasione sicuramente ci torneremo. A metà dicembre il lago era in parte ghiacciato e il profondo silenzio che ci circondava creava una situazione a dir poco magica. Una vera chicca in tutte le stagioni dell’anno.
Altro luogo interessante da visitare è sicuramente Peio Paese, chiamato così per distinguerlo da Peio Fonti. Esso rappresenta il cuore residenziale della città, dove il tempo sembra essersi fermato. Qui è presente un museo dedicato alla grande guerra che preserva oggetti, documenti e fotografie legati alle vicende della Prima guerra mondiale nella valli di Sole e Pejo. Purtroppo non abbiamo ancora avuto l’occasione di visitarlo. Motivo in più per ritornarci!

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5. COSA VEDERE NELLE VICINANZE. Dopo una bella sciata, prima di cena, utilizzate il vostro tempo per visitare i dintorni di Peio. Io e il mio compagno ogni anno ne approfittiamo per visitare una nuova città. Tra queste non può mancare Madonna di Campiglio che a ridosso del Natale si riempie di luci e di piccoli stand enogastronomici. La si raggiunge in circa 50 minuti di macchina, percorrendo una strada piena di tornati. Le vie del centro sono stracolme di boutique, le persone che ammirano le vetrine sono vestite a festa, ostentando opulenza. Noi, invece, siamo solo due piccoli curiosi che mischiati nella folla visitano una città che sembra una versione montana della nostra Riccione.

Vi ho un po’ incuriositi? Non passereste anche voi qualche giorno in questa piccola ma graziosa città?

 

Per maggiore informazioni consultate il sito →Val di Sole