Montebello – Monte Matto: il trekking vicino a casa che non ti aspetti

Quanto spesso avete programmato un trekking vicino a casa?
Se potessimo fare un sondaggio immagino che sarebbe bassa la percentuale di persone spinte a conoscere da vicino il proprio territorio. Siamo sempre più attratti da ciò che è lontano e sconosciuto ma vi assicuro che, a pochi passi da voi, esiste un mondo ricco di bellezze e rarità naturali che nemmeno vi immaginate.

Nell’entroterra riminese c’è un luogo magico, fatto di colline e calanchi; un ambiente naturale che nonostante l’intensivo intervento umano è di rara bellezza. Sto parlando della Valmarecchia.
Il trekking che vi propongo è interamente pensato all’interno di questa Valle.

Punto di partenza dell’escursione è Montebello di Torriana, un antico borgo medievale collocato in vetta ad una piccola rupe calcarea. In auto, provenendo dalla SP 120, prima dei tornanti che salgono a Montebello, deviate a destra in Via Sabioni. Proseguite fino al bivio con via Scanzano dove dovrete mantenere la sinistra: eccovi giunti all’area di sosta, non distante dall’Osservatorio Naturalistico, dove troverete un piccolo parcheggio.
Seguiamo il sentiero CAI n.03A, superiamo la deviazione per Montebello giungendo ad una croce di ferro collocata tra via Sabioni e via Rontagnano. Si prosegue dritto sul sentiero CAI n.05 e, giunti ad un casolare, si gira a destra fino a raggiungere i ruderi di Pian di Porta.

Lungo il sentiero si ha l’opportunità di avvicinare numerose specie di flora tipiche dei suoli argillosi e calcarei che caratterizzano il territorio della Valmarecchia. Un ambiente diversificato dal punto di vista vegetazionale che ospita anche numerose specie di fauna selvatica: dal capriolo, spesso avvistabile, al cinghiale, tasso, volpe e istrice. Durante l’escursione troverete sul sentiero numerose tracce lasciate da questi animali. Non meno rilevanti sono le numerose specie di uccelli che è possibile ascoltare e, se si è fortunati, osservare durante il cammino: tra queste ricordiamo l’albanella minore, lo sparviere, l’ortolano, il succiacapre e l’averla piccola.

Giunti ai ruderi di Pian di Porta si prosegue dritto fino al bivio di Case Rontagnano dove dovrete tenere la destra.
Lungo il sentiero potrete ammirare verso est il Santuario di Saiano, collocato su uno sperone calcareo. Oltre il Marecchia si apre un vasto territorio: dalla vicina Verucchio al lontano Monte Carpegna. Spiccano così anche le rupi di San Marino, San Leo, Maioletto e la vicina Perticara. Verso la valle dell’Uso, tra le colline cesenati, ammirerete i castelli di San Giovanni in Galilea e di Longiano.

Attorno a noi boschi di roverella si alternano a rimboschimenti di cipresso, pino nero e cedro. Ai margini del sentiero è impossibile non notare l’asparago selvatico, la rosa canina, la viola selvatica, il prugnolo in fiore.

Passata la deviazione con Case Rontagnano, si apre sulla destra un vasto e profondo complesso calanchivo. Qui crescono pochissime specie floristiche, adattate a vivere su terreni argillosi.

Percorsi circa 500 metri vi troverete ad un altro bivio dove tenere la sinistra in direzione Monte Matto fino ad arrivare ad un successivo bivio: a sinistra conduce alla cima del monte, a destra lo aggira. Noi abbiamo deciso di proseguire a sinistra. Per giungere alla cima dovrete affrontare un piccolo tratto leggermente esposto.

Eccovi giunti alla meta! Dalla cima del Monte Matto (498 mt) dovrete percorre un breve tratto in discesa e al bivio girare a destra percorrendo così un sentiero ad anello. Questo tratto, che si ricongiungerà al bivio dal quale si era raggiunta la cima del Monte Matto, è quasi sempre fangoso. A ridosso del periodo primaverile è facile osservare le fioriture dell’elleboro verde, delle primule e delle violette selvatiche. Nonostante la semplicità del sentiero sarete sicuramente soddisfatti di averlo percorso. Sono certa che ritornerete a casa con più consapevolezza di ciò che vi circonda e tanta voglia di ripartire per scoprire altri luoghi nascosti vicino a voi.

Sentieri CAI 03A – 05: giro ad anello da Montebello a Monte Matto

Località di partenzaArea di sosta Fontanaccia – Montebello (RN)
Località di arrivoMonte Matto (498mt)
Lunghezza percorso (A/R)5,9 km
DifficoltàE
Tempo complessivo a/r1,3h

Trekking alla sorgente del fiume Marecchia

Immaginatevi un sabato pomeriggio di luglio. Tutti sono a mollo al mare o in piscina. Tranne noi. 🙂

E’ un po’ di giorni che ci solletica l’idea di scoprire la sorgente del fiume Marecchia. Per organizzare l’escursione prendiamo spunto da un vecchio libro comprato da Andrea (Pianeta Valmarecchia di Amedeo Montemaggi) e dal sito del Cai.

QUALCHE CENNO STORICO

Il fiume Marecchia, chiamato dai romani Ariminus, ha tre diverse sorgenti situate in località Forconaia del Monte Castagnolo, che fa parte del crinale del monte della Zucca. Fin dall’epoca più antica la Valle del Marecchia rappresentava un’importante via di comunicazione tra la costa adriatica e quella tirrenica. Pensate che la sua foce, che si trova a Rimini, già nel IX secolo a.C. offriva un approdo ai naviganti greci che commerciavano con i Villanoviani di Verucchio. Un fiume mica da poco! 😉
Prima parte del percorso

Il sentiero per raggiungere la sorgente del Marecchia parte dalla località Pratieghi, frazione di Badia Tedalda, e prosegue tra calanchi, campi, siepi e lembi di bosco, da cui si aprono spettacolari vedute sui Monti Fumaiolo e Aquilone, sull’alta valle del Tevere e sui vicini rilievi del Poggio tre Vescovi e Monte della Zucca. Nell’ultimo tratto il sentiero si immerge in una faggeta che risale il corso del fiume sino alla sua sorgente.

Sorgente del fiume Marecchia

Il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche: basta avere una minima preparazione fisica e il gioco è fatto. Per completare l’intero anello calcolate all’incirca 1 ora e 45 minuti. Sono certa che rimarrete completamente affascinati dal paesaggio che incontrerete lungo il cammino: calanchi di grigia arenaria, boschi di faggi. Al calar del sole tutto diventa più magico.
L’unica pecca sono i segnavia CAI. In alcuni tratti non è assolutamente chiaro in che direzione proseguire. Addirittura abbiamo trovato segnali che indicavano la strada opposta rispetto a quella che si sarebbe dovuta percorrere.

Ma non è finita qui! Proseguendo lungo l’itinerario 00 si ha la possibilità di percorrere un tratto di linea gotica, ammirando i resti delle postazioni tedesche sul crinale del Monte Zucca. La prossima volta, partendo con maggiore anticipo, andremo sicuramente a scoprire anche questa bellissima parte di sentiero. Non vediamo l’ora!

La vista dai calanchi di arenaria



Peio: una perla nella Val di Sole

Sono trascorsi già quattro anni dalla mia prima volta sugli sci…e come si sa la prima volta non si scorda mai.

Ho imparato a sciare che avevo già 20 anni. Vedevo bambini piccolissimi sfrecciare affianco a me mentre io, un po’ impaurita e imbranata, scendevo per la pista con la velocità di una lumaca. Eppure, alla fine, ce l’ho fatta anche io!

La stagione invernale è alla porte, la prima neve è già caduta in molte località montane, dunque è ora di prepararsi.

Ma quale destinazione scegliere? Beh dipende dalle vostre esigenze. Io oggi vi parlerò di Peio, una piccola città immersa nella Val di Sole, in Trentino-Alto Adige. É qui che per la prima volta ho messo gli sci ai piedi, ed è qui che ho preso la mia prima seggiovia (e senza problemi pur soffrendo di vertigini). Ma quali sono le sue caratteristiche principali?

1.SKIAREA. 20 km di piste, con diversi livelli di difficoltà, si estendono all’interno del Parco dello Stelvio. Da Peio Fonti parte la funivia che vi condurrà fino al rifugio Scoiattolo e alla scuola di sci, a circa 2000 metri di altitudine. Da qui potete raggiungere la funivia Peio 3000, inaugurata nel 2011, che in pochi minuti vi condurrà a circa 3000 metri: credetemi lo spettacolo è mozzafiato. Capita spesso di vedere qua e là qualche gruppo di stambecchi e camosci. Arrivati in cima avrete la possibilità di sciare lungo la pista Val della Mite per circa 8 km raggiungendo addirittura Peio Fonti. Lungo il percorso la pendenza della pista cambia più volte come ovviamente lo scenario che vi circonda. Oltre alle piste appena elencate ce ne sono altre facilmente raggiungibili con l’ausilio di diverse seggiovie. Inoltre dal 2017 è stata inaugurata la FUNSLOPE, una sorta di parco giochi lungo 450 metri dedicato ai riders. Si trova sulla pista Beverina ed è raggiungibile con la seggiovia a quattro posti Saroden. Le strutture presenti sono:

  • Rainbow butter box di 3 metri
  • Banana butter box di 3 metri
  • Softbow butter box di 3 metri
  • Jib cupola di 2 metri di diametro
  • Pianobooster
  • Sound Slopy

Oltre al rifugio Scoiattolo troverete sulle piste anche il rifugio Doss dei Cembri dove spesso io e il mio ragazzo ci siamo fermati a pranzare.
Vi ricordo che per raggiungere gli impianti di risalita potete usufruire di un bus navetta gratuito e che con l’acquisto del Superskirama potrete sciare in diverse località del trentino tra le quali Pejo.

Per ulteriori informazioni → Skipass Pejo

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2.ENOGASTRONOMIA. Il mio amore per il Trentino-Alto Adige nasce tanti anni fa. Avevo circa 6 o 7 anni quando vi andai per la prima volta. Ho cominciato ad apprezzare piano piano una cultura culinaria differente dalla mia ma altrettanto buona. Se da piccola ero un’amante del dolce (come si fa a non amare lo strudel?!), adesso non posso che apprezzare anche il salato: dai formaggi, ai salumi, fino alla tipica pasta fatta a mano. A Peio ho assaggiato per la prima volta gli spatzle, tipici gnocchi tirolesi, con speck e panna, difficili da pronunciare ma buonissimi da mangiare! La tradizione vuole che ogni volta che arriviamo in paese ci fermiamo a pranzare al Ristorante Cantuccio del gusto a Peio Fonti: una delizia per il palato. Antipasto con formaggi e salumi, primo di spatzle o canederli ed eccoci subito immersi nell’atmosfera trentina.
Posso giurarvi che non c’è niente di meglio al mondo che la merenda alla Pasticceria della Nonna dopo una lunga sciata. Te, pasticcini, torte..solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca. Una vera prelibatezza per il palato! Qui potrete assaggiare la torta di Pejo fatta con farina, burro, uova, mandorle e uvetta. Ogni anno compriamo chili di biscotti con gocce al cioccolato come souvenirs della nostra vacanza perchè sono una vera bontà!
Informazioni per i più giovani: a Peio Fonti si trova anche un piccolo pub dove bere una buona birra e trascorrere una tranquilla e piacevole serata. Inoltre a Cogolo troverete un birrificio artigianale dove è possibile acquistare cinque particolari tipologie di birre, con diverse gradazioni alcoliche. Fateci un salto perchè ne vale la pena (Birra Pejo).

3.PEIO TERME. La montagna non è solo sport e buon cibo ma anche cura e benessere del corpo. Dopo una lunga sciata non c’è niente di meglio che un tuffo nelle terme. È a partire dall’800 infatti che Peio diviene una importante località termale, grazie alle caratteristiche depurative e disintossicanti delle sue acque sulfuree. Oltre all’area benessere, troverete all’interno delle terme ogni tipo di cura termale. Vi consiglio la balneoterapia che consiste nella immersione del corpo in acqua termale. I sali minerali ed i gas, presenti in alta concentrazione, offrono un vero sollievo contro i dolori di origine articolare e muscolare. Durante l’immersione le bollicine di anidride carbonica aderiscono alla pelle e svolgono un delicato e continuo micromassaggio: la sensazione generale è di piacere e rilassatezza: un vero toccasana dopo una lunga sciata.
All’interno delle terme avrete anche l’occasione di assaggiare l’acqua di Peio dal sapore ferruginoso.

Per ulteriori informazioni →Terme di Peio

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4.COSA VEDERE A PEIO. Se non c’è troppa neve potrete avventurarvi anche voi alla scoperta del Lago di Pian Palù, un bacino artificiale non troppo distante da Peio Fonti. Potrete raggiungere con la macchina la località Fontanino di Celestino e lì imboccare il sentiero CAI 110. Si arriva al lago in circa 30 minuti, affrontando una salita non troppo semplice (poco adatta per chi non è abituato a camminare in montagna). Ma credetemi la fatica ne vale la pena: il lago è veramente bellissimo e la diga maestosa. Noi purtroppo non avevamo tempo per percorrerlo tutto a piedi ma se ne avremmo l’occasione sicuramente ci torneremo. A metà dicembre il lago era in parte ghiacciato e il profondo silenzio che ci circondava creava una situazione a dir poco magica. Una vera chicca in tutte le stagioni dell’anno.
Altro luogo interessante da visitare è sicuramente Peio Paese, chiamato così per distinguerlo da Peio Fonti. Esso rappresenta il cuore residenziale della città, dove il tempo sembra essersi fermato. Qui è presente un museo dedicato alla grande guerra che preserva oggetti, documenti e fotografie legati alle vicende della Prima guerra mondiale nella valli di Sole e Pejo. Purtroppo non abbiamo ancora avuto l’occasione di visitarlo. Motivo in più per ritornarci!

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5. COSA VEDERE NELLE VICINANZE. Dopo una bella sciata, prima di cena, utilizzate il vostro tempo per visitare i dintorni di Peio. Io e il mio compagno ogni anno ne approfittiamo per visitare una nuova città. Tra queste non può mancare Madonna di Campiglio che a ridosso del Natale si riempie di luci e di piccoli stand enogastronomici. La si raggiunge in circa 50 minuti di macchina, percorrendo una strada piena di tornati. Le vie del centro sono stracolme di boutique, le persone che ammirano le vetrine sono vestite a festa, ostentando opulenza. Noi, invece, siamo solo due piccoli curiosi che mischiati nella folla visitano una città che sembra una versione montana della nostra Riccione.

Vi ho un po’ incuriositi? Non passereste anche voi qualche giorno in questa piccola ma graziosa città?

 

Per maggiore informazioni consultate il sito →Val di Sole

Escursione alla sorgente del Rubicone

È una domenica di metà marzo. Fuori la temperatura è mite, l’arrivo della primavera si fa già sentire. Decido insieme al mio compagno di avventurarmi alla scoperta del bellissimo entroterra romagnolo, luogo ricco di tanti piccoli tesori rimasti per lungo tempo sconosciuti ai più. Qualche settimana prima, quasi casualmente, avevamo notato nei pressi di Strigara, una frazione del comune di Sogliano al Rubicone, un percorso che conduceva alla sorgente del Rubicone. Questo viene indicato nei libri di scuola come il fiume che Giulio Cesare, diretto a Roma, attraversò con il suo esercito pronunciando la fatidica frase “Alea Iacta Est” – “Il dado è tratto“, violando così le imposizioni dettate dall’impero. In realtà vi è ancora oggi incertezza su quale possa essere l’effettivo corso d’acqua oltrepassato dal famoso console romano. Difatti il fiume Pisciatello e il Rubicone potrebbero essere facilmente confusi poiché le rispettive sorgenti sono presenti nella medesima area collinare. Indipendentemente da questa controversia mi incuriosiva visitare almeno una volta nella vita la sorgente del fiume che scorre nella mia città natale.

Zaino in spalla e scarpe da trekking partiamo da Poggio Torriana in direzione Strigara._MG_2071 Il tragitto in macchina è breve e appena notiamo le prime indicazioni del sentiero parcheggiamo e iniziamo il nostro percorso a piedi. Scendiamo lungo una piccola discesa dove ci troviamo di fronte ad un bivio. Qui imbocchiamo il sentiero n. 115a in direzione della sorgente. In poco tempo il cielo si è annuvolato e speriamo che non cominci a piovere.

 

Il percorso continua all’interno del bosco dove abbiamo l’occasione di vedere numerose specie floreali che con le prime temperature primaverili facevano capolino lungo il sentiero.

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Dopo circa 20 minuti di cammino raggiungiamo la sorgente del Rubicone: un piccolo rivolo d’acqua attorno al quale nel 2009 è stata posizionata un’iscrizione per l’inaugurazione del sentiero. L’acqua è freschissima e dissetante, l’ideale dopo una passeggiata. Attorno alla sorgente sono state posizionate delle panchine e anche un barbecue utilizzabile in qualsiasi periodo dell’anno. Ne approfittiamo per rilassarci e goderci la natura incontaminata che circonda questa valle. Il silenzio regna sovrano, si sente soltanto il cinguettio di qualche uccello.

Sorgente Rubicone

Dopo circa 30 minuti ci mettiamo in marcia verso la strada del ritorno. Una volta arrivati al bivio però, curiosi di sapere cosa si nasconde dall’altra parte della valle, decidiamo di continuare in direzione Monte Farneto, imboccando il sentiero 115b. Dopo pochi minuti ci troviamo di fronte ai bellissimi calanchi, conformazioni geologiche che caratterizzano alcune aree dell’entroterra romagnolo. La luce del tramonto rende il tutto ancora più affascinante tanto che rimaniamo incantati a guardare questo particolare paesaggio.
Scattate alcune foto, ritorniamo a casa super soddisfatti della nostra breve ma intensa escursione pomeridiana.

Molto spesso tendiamo a non considerare le peculiarità che il nostro territorio ci offre, preferendo visitare luoghi esotici, lontani. La vera bellezza a volte si può trovare anche a pochi chilometri da casa, basta avere tanta curiosità e voglia di esplorare.
Sono sicura che la passione per il trekking e la fotografia ci condurrà a percorre nuovi sentieri dell’alto Rubicone, cogliendo così l’occasione di conoscere a fondo un mondo che ci sembra così familiare ma che molto spesso non lo è.